Guerra a Viktor Orban e alla sua Ungheria, terzo atto. La recente legge approvata dal parlamento di Budapest, che vieta ai minori l'accesso a informazioni su tematiche relative al mondo Lgbtiq, continua ad alimentare la tensione nella Ue. Solo dieci giorni fa in occasione del vertice europeo, c'era chi, come il premier olandese Mark Rutte, chiedeva a gran voce di cacciare l'Ungheria dall'Unione europea e ci sono stati 17 leader di governo dei Paesi Ue (tra cui Draghi, Merkel e Macron) che avevano firmato un documento in difesa dei diritti Lgbtiq. Nell'Europarlamento il gruppo Renew (i centristi, terza forza) aveva chiesto di sospendere la valutazione del Piano di rilancio e resilienza (Prr) ungherese, con l'obiettivo di bloccare l'erogazione di finanziamenti o quantomeno di usarlo come un deterrente.
Espulsione dalla Ue, sospensione del Prr, procedure d'infrazione... la ridda di misure anti Orban da adottare si sono sprecate. Ma nonostante le resistenze di diversi Paesi, a cominciare dalla Polonia e dalla Slovenia (oggi presidente di turno dell'Unione), che si sono schierati con Budapest, Bruxelles sembra orientata a prendere delle misure punitive nei confronti dell'Ungheria. La stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo la conclusione del vertice Ue, lo scorso 25 giugno, aveva già annunciato che «la procedura contro l'Ungheria può essere considerata aperta, i risultati dipenderanno dalla risposta di Budapest». La risposta è arrivata e la portavoce della Commissione Ue, Christian Wigand, ha dichiarato che a Bruxelles la stanno studiando a fondo. Che cosa ha replicato il governo Orban ai chiarimenti chiesti dalla Ue? Il contenuto della lettera non è stato reso noto, ma fonti di Bruxelles spiegano che non si discosta molto dalle spiegazioni fornite da Orban proprio in occasione del vertice europeo. Il premier magiaro aveva detto che le leggi approvate «non riguardano l'omosessualità» ma «la difesa dei diritti dei bambini e dei genitori. Riguardano il modo in cui i genitori vogliono educare i propri figli». Parole che la Commissione Ue non ha digerito, ritenendo comunque che le norme adottate da Budapest siano discriminatorie e violino il diritto dell'Unione europea.
«La Commissione userà tutti gli strumenti» per garantire che non vi siano discriminazioni tra i cittadini ha detto la portavoce Wigand - «e non esiterà ad assumere azioni quale guardiana dei Trattati». Ma approfondimenti a parte, appare chiaro che a Bruxelles siano pronti ad avviare una procedura d'infrazione contro l'Ungheria.
«Prima della procedura di infrazione ci deve essere una lettera informale e non siamo ancora a questo punto - ha spiegato ancora la portavoce della Commissione Ue -. La lettera che avvierà la procedura è in preparazione ma non possiamo ancora annunciare quando sarà pronta. Non rimarremo inattivi a lungo».
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