Alla fine anche l'ultima mediazione non è servita. Il ddl «contro omotransfobia e misoginia», presentato dal piddino Alessandro Zan e attualmente in discussione alla commissione Giustizia di Montecitorio non avrà una maggioranza ampia. Il relatore, dopo un lungo confronto con i suoi colleghi di commissione, aveva alla fine accettato di inserire un emendamento avanzato dall'azzurro Enrico Costa, che spingeva per evitare che questa norma andasse a cozzare contro l'articolo 21 della nostra Costituzione (l'articolo che appunto difende la libertà di pensiero). In buona sostanza Costa chiedeva di far mettere nero su bianco che l'opinione può diventare reato soltanto se istiga all'odio e alla violenza.
La mediazione, però, come dicevamo, non è servita. Alla fine il gruppo di Forza Italia voterà no al ddl di Zan. Ed è lo stesso Silvio Berlusconi ad annunciarlo e a spiegarlo. Per il leader azzurro infatti la norma «rappresenta un passo indietro sul piano della libertà d'espressione che un movimento liberale come Forza Italia non può condividere né sostenere». «In questi giorni - aggiunge Berlusconi - i nostri rappresentanti in commissione Giustizia alla Camera hanno svolto un prezioso lavoro per limitare i danni della nuova disciplina, ma il testo è comunque lontanissimo dalla nostra cultura giuridica dei diritti e delle garanzie. Per questo il voto di Forza Italia non potrà che essere contrario».
La posizione ufficiale degli azzurri arriva al termine di una giornata difficile, nella quale anche esponenti autorevoli come Mara Carfagna, pur giudicando con favore la mediazione ottenuta con l'emendamento Costa («Il testo così modificato non introduce un reato di opinione e tutela la libera espressione delle idee e dei valori» aveva detto al vicepresidente della Camera), ammettevano il persistere di «forti criticità» all'interno del testo della legge. Stessa perplessità è maturata ieri mattina nel corso dell'assemblea dei parlamentari azzurri. Ed è la stessa capogruppo Mariastella Gelmini a confermare le parole di Berlusconi. «Persistono i nostri dubbi - spiega -. Rimane dunque inalterata la decisione di votare contro il provvedimento. Naturalmente, come è nella storia di Forza Italia, a ciascun componente del gruppo sarà garantita libertà di voto».
Ed è lo stesso Berlusconi a spiegare più diffusamente questa posizione. «Garantiremo naturalmente - dice -, come sempre accade in queste materie, la libertà di coscienza di chi volesse votare in dissenso dal gruppo, ma posizioni individuali, certamente legittime in un grande partito liberale, non costituiscono la linea del nostro movimento».
Riflessione questa che finisce per spegnere il precipitoso entusiasmo espresso da Laura Boldrini (Pd), tra le maggiori sostenitrici di questa proposta. «Abbiamo incluso un emendamento che sgombra il campo da ogni dubbio - annunciava ieri su Twitter -: nessuna limitazione alla libertà di opinione, nessun bavaglio. Ora avanti fino alla sua approvazione!»
Le posizioni contrarie di Fratelli d'Italia e della Lega al ddl Zan sono note e non sono cambiate. E sono sostanzialmente in linea con quanto più volte ripetuto anche dai rappresentanti del Family Day. Ora, però, il percorso del disegno di legge si fa più complicato e appare meno scontato il voto in commissione Giustizia (in calendario per martedì prossimo).
«Il provvedimento non ha nulla a che fare con i diritti delle persone - spiega l'azzurra Annamaria Calabria -: si tratta di un testo illiberale e ideologico che riguarda la materia penale». Insomma il rischio che si sconfini nel reato di opinione, per gli azzurri, permane.
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