Legittima difesa, errore nel testo. Renzi e Grasso: cambio in Senato

Il nuovo testo inciampa sul lessico e sulla congiunzione "ovvero". Anche la base del Pd non ci sta. Renzi: "Si cambi in Senato"

Legittima difesa, errore nel testo. Renzi e Grasso: cambio in Senato

Non si placa la polemica sul testo sulla legittima difesa approvato ieri alla Camera dei Deputati. Se la Lega Nord insorge e Forza Italia è scettica, anche Matteo Renzi esprime i propri dubbi.

"Caro Alessandro, capisco la tua considerazione. Da parte mia inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo - leggendo il testo - ho avuto e ho molti dubbi", ha detto l'ex premier. Laconico il commento del presidente del Senato Pietro Grasso: "Diciamo meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema. Staremo a vedere le proposte di ulteriori modifiche".

Diverso il giudizio di Angelino Alfano, secondo cui l'approvazione alla Camera delle nuove norme sulla legittima difesa "rappresenta per Alternativa popolare un successo politico e fornisce una risposta alla domanda di sicurezza che viene dall'opinione pubblica. Al Senato ci impegniamo fin d'ora a migliorare il testo, per tenere anche fede all'alleanza di scopo con Idv che su questo tema sensibile ha raccolto le firme di due milioni di cittadini. Non abbiamo accettato la logica di una legge pur che sia e abbiamo fatto prevalere il buon senso per non lasciare il Paese al vociare inconcludente degli estremisti. Basterebbe leggere la norma per capire che vale a mezzanotte come a mezzogiorno. Il resto sono strumentalizzazioni. La sicurezza è una priorità".

Alla bagarre politica si aggiunge poi un errore lessicale nel nuovo testo di legge dovuto alla congiunzione "ovvero", usata per tre volte. Se per la lingua italiana può avere diverse accezioni, in termini giuridici ne ha una solo, cioè quella disgiuntiva per separare parole o concetti che sono alternativi tra loro. La frase incrimanta è questa: "...la reazione ad un'aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell'introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno".

Ermini: "Toglieremo la parola notte"

"Non servirebbe farlo, ma se devono fare una campagna elettorale 'contro' su una locuzione che tutti hanno visto e votato, allora togliamola". Svolta in vista per la riforma della legittima difesa, nelle parole del relatore alla Camera, David Ermini, che, ospite di Omnibus su La7, annuncia la disponibilità a far saltare il riferimento alla "notte" come elemento cardine per l'esercizio del diritto a difendersi con le armi. Il deputato Pd conferma anche che l'input alla correzione di rotta arriva da Matteo Renzi: "Che la cosa si fosse messa male sotto il profilo della comunicazione e della percezione dei cittadini me ne sono accorto durante i telegiornali. Giustamente, Renzi, che è molto più bravo di me e di noi, ha capito che non era uscito il testo della legge ma una locuzione che poteva dare luogo a battute, pensare che vi fosse legittima difesa solo di notte ed è chiaro che non è così". Quel riferimento alla notte, osserva ancora Ermini, "è la tipica locuzione che si usa nei testi per rappresentare una situazione di minorata difesa e dopo c'è un ovvero, oppure, altre circostanze. Le ore notturne, con successiva disgiuntiva sono anche nel testo FdI e La Russa, e in quello Lupi-Marotta, quel riferimento è stato votato, con dichiarazione di voto della Gelmini, anche da FI e l'emendamento aggiuntivo sul quale abbiamo rotto con il centrodestra unito in Comitato dei Nove, di Molteni, non prevedeva la soppressione della locuzione. Era noto a tutto il Parlamento".

Poi si scatena la polemica, gli sfottò su Twitter "e allora Renzi, correttamente, mi chiama e dice che se la percezione è questa dobbiamo fare in modo che sia invece di completa sicurezza ed essere disponibili a correggere, togliere o modificare questa locuzione perchè invece - rivendica - questa legge è equilibrata".

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