In sottofondo, ma ben presente, resta il tema delle varianti. Oltre al ritardo provocato dallo stop di AstraZeneca, c'è la preoccupazione sull'efficacia dei vaccini sulle diverse varianti che il Covid ci sta presentando. Ieri il responsabile dell'Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, Bruno Ciancio in una audizione all'Europarlamento ha dato un primo resoconto sui numeri: la variante britannica è stata trovata in 28 Stati dello spazio economico europeo, 24mila casi, «la variante inglese è fino al 75% più trasmissibile», ha ricordato l'esperto, ma «non abbiamo prove che questa variante stia causando problemi di immunità» nei confronti sia dei vaccinati che dei positivi guariti che hanno sviluppato gli anticorpi; in 18 la variante del Sud Africa (900 casi), in 9 quella brasiliana (200 casi). Ma i numeri non dicono tutto, almeno per il momento perché, come ha indicato lo stesso responsabile dell'Ecdc la circolazione delle tre varianti nel continente potrebbe essere sottostimato perché il sequenziamento è attualmente ancora limitato. Ma intanto arrivano rassicurazioni da parte dell'Ema proprio su questo aspetto. Dai primi studi fatti, quelli con Rna messaggero (Moderna e Pfizer-Biontech) hanno «un'ottima efficacia contro le nuove varianti del Covid». Allo stesso modo, anche «il vaccino Johnson&Johnson di recente approvato dall'Ema» è risultato efficace. A dirlo Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell'Ema, in audizione alla commissione Sanità del Parlamento europeo. Prudenza su AstraZeneca. «Secondo un piccolo studio su 2mila casi, il vaccino AstraZeneca è risultato invece non efficace» contro la variante sudafricana, ha spiegato Cavaleri, indicando tuttavia che sarà necessario attendere «studi più ampi» per verificarne la reale efficacia. Reclutato soggetti in varie parti del mondo, inclusi Brasile e Sudafrica, si è visto che in Sudafrica all'epoca, quando la variante sudafricana era quella che circolava di più, è stata dimostrata la protezione dalla malattia moderata ma anche dalla malattia grave.
Intanto l'Ue potrebbe alla fine cedere allo Sputnik V, il vaccino russo finora respinto per ragioni mediche (manca l'approvazione dell'Ema) ma anche politiche. Lo riporta l'agenzia Reuters che cita fonti Ue secondo cui gli Stati dell'Unione stanno prendendo in considerazione l'avvio di colloqui con gli sviluppatori dello Sputnik V. Per avviare formalmente il processo sono necessarie le richieste da quattro Stati membri. L'Ungheria e la Slovacchia hanno già acquistato lo dosi russe, la Repubblica Ceca è interessata a farlo e, sempre secondo la fonte Ue, a interessarsi è anche Spagna e Francia. L'Italia sta valutando la possibilità di utilizzare il bioreattore di uno stabilimento ReiThera per produrre lo Sputnik V.
Sputnik ha aggiunto Cavaleri, «è un vaccino ben disegnato e merita l'interesse di tutti. C'è un programma in corso e nelle prossime settimane vedremo se riusciremo ad approvare il vaccino. Ma prima della fine di aprile non saremo pronti per dare l'ok a Sputnik, più probabile maggio».
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