San Paolo. Chi è, a parte essere la prima donna alla guida del Perù, la 60enne avvocata Dina Boluarte che, dall'altroieri, ha sostituito il dittatore mancato Pedro Castillo, da ieri detenuto «per ribellione» nello stesso carcere di un altro ex golpista celebre, Alberto Fujimori? Iniziamo col dire che, a rigor di logica essendo stata la vicepresidente e compagna di partito (Perù Libre) di Castillo, dovrebbe limitarsi a indire nuove elezioni presidenziali. Lei però ha già fatto intendere che vuole rimanere in sella sino alla scadenza del suo mandato, nel 2026. Per capirci di più, Il Giornale ha sentito Isabel Recavarren, fondatrice della rivista Panorámica Latinoamericana. Per lei non ci sono dubbi: «Dina è la lunga mano di Vladimir Cerrón», la mente di Perù Libre, da lui fondato dopo 10 anni trascorsi Cuba, alla corte dei fratelli Castro, suoi due grandi amici.
A nome di Dina era infatti il conto dove i «Dinámicos del Centro» (un'organizzazione criminale) depositavano i contributi a Perù Libre, alla vigilia delle presidenziali del 2021. «Come funzionaria del RENIEC, l'Anagrafe di identificazione di tutti i peruviani, anche dei defunti che hanno votato alle elezioni del 2021, ha continuato a riscuotere per nove mesi il suo stipendio, oltre a quello di Ministro di Stato - aggiunge Isabel - ma, di fronte a una possibile indagine, si è dimessa dal RENIEC».
Tralasciando i benefici in lavori e contratti con lo Stato da parte dei suoi parenti, come Ministro dello Sviluppo Sociale di Castillo Dina è stata anche «presidente dell'associazione privata Club dipartimentale Apurímac, facilitando procedure a suo favore grazie al suo ruolo», rivela Isabel.
Soprattutto, però, a impressionare è il timing della Sottocommissione per le Accuse Costituzionali, che il 5 dicembre, ovvero a 48 ore dall'insediamento di Dina, ha depositato tutte le denunce che aveva in mano. Tutte meno una: l'istruttoria penale sul conto corrente bancario intestato alla Boluarte e rimpinguato dai «Dinámicos del Centro». Cosa rischiava senza questa anomalia della Sottocommissione per le Accuse Costituzionali la neopresidente del Perù? Una sanzione di 10 anni di interdizione dall'esercizio dei publici uffici, ma «la Sottocommissione ha ritenuto che la pena fosse eccessiva nonostante le irregolarità fossero dimostrate», chiarisce Isabel.
Dal momento che le coincidenze in politica e, in tanti altri ambiti, non esistono - continua la Recavarren - potrebbe essere che qualcosa ci sia di marcio dietro all'arrivo alla presidenza di Dina. Il 7 dicembre è stato tutto molto veloce: «Castillo non è più presidente ma ora il presidente è Cerrón?», si chiede Isabel.
Una domanda lecita anche perché l'ideologia di Perù Libre è chiara: «dirsi di sinistra quando non ci riconosciamo come marxisti, leninisti o mariateguisti (da José Carlos Mariátegui, uno dei primi e più influenti pensatori del marxismo latinoamericano nel XX secolo) è semplicemente agire a favore della destra con la più alta ipocrisia». In bocca al lupo Dina.
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