L'errore storico di Travaglio

Scrive Marco Travaglio nel suo editoriale di ieri sul Fatto quotidiano: "E ora la fantapolitica. Letta e i vicedisastri Franceschini, Guerini & C., come Diaz dopo Caporetto, si dimettono"

L'errore storico di Travaglio

Scrive Marco Travaglio nel suo editoriale di ieri sul Fatto quotidiano: «E ora la fantapolitica. Letta e i vicedisastri Franceschini, Guerini & C., come Diaz dopo Caporetto, si dimettono». Il direttore è troppo modesto. Non è solo fantapolitica ma anche e soprattutto fantastoria. Infatti, a Caporetto, lo sconfitto fu il generale Luigi Cadorna. Inoltre Cadorna non si dimise. Fu esonerato dopo aver scaricato ogni colpa della disfatta sui soldati e sui politici. Al suo posto, venne chiamato il generale Armando Diaz. Sotto il comando di Diaz, l'esercito riuscì a riorganizzarsi e passare al contrattacco. La battaglia di Caporetto, finita con la rotta degli italiani, si svolse tra ottobre e novembre del 1917. Su Cadorna si è scritto di tutto. Alcuni storici lo ritengono incompetente e insensibile verso le condizioni dei soldati. Al fine di tenere alto il morale, si fa per dire, ordinò la fucilazione dei supposti codardi, possibilmente senza perdere tempo con la corte marziale. Ciclicamente qualche Comune cancella o prova a cancellare le piazze dedicate al generale. Altri storici ne rivalutano almeno in parte la strategia e l'intelligenza militare. Una cosa è certa: era il numero uno quando le nostre divisioni furono travolte a Caporetto. Per questo fu defenestrato. Diaz diventò Capo di Stato maggiore nella notte dell'8 novembre 1917, rimpolpò le truppe richiamando i nati nel 1899 (gli eroici «ragazzi del '99»), ebbe un notevole aiuto dagli Alleati, ristrutturò la catena di comando, concentrò gli sforzi sulla prima linea, passò all'attacco e alla fine del 1918 ottenne la vittoria contro l'Austria, che capitolò il 4 novembre, quasi un anno esatto dopo Caporetto.

Tutte cose che, siamo pronti a scommettere, Travaglio conosce alla perfezione. Un lapsus, dopo aver frequentato a lungo i grillini, intesi come partito, è il minimo che possa accadere. Non si può uscire indenni da prolungati colloqui con i leader del Movimento 5 stelle, famosi soprattutto per gli sfondoni in ogni campo, dal congiuntivo alla scienza, passando per il diritto e qualunque altro argomento. Chiariamo: non che gli altri schieramenti siano pieni di cervelloni, anzi, ma nel Movimento c'era e c'è una miscela esplosiva di talenti completamente mancati, dal governativo Luigi Di Maio, secondo il quale Pinochet era un dittatore venezuelano, all'extra parlamentare Alessandro Di Battista, secondo il quale Napoleone aveva combattuto la famosa battaglia di Auschwitz.

Senza contare i perfetti (s)conosciuti giunti al governo convinti che Beirut fosse in Libia e l'Ucraina facesse parte dell'Unione europea. In questo senso, Travaglio è solo una vittima, come gli (ex) elettori del Movimento, e gli siamo vicini.

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