La vera domanda a questo punto è: chi glielo ha fatto fare? Quale motivazione, quale vantaggio promesso o presunto, spinge quattro stimati professori universitari a infilarsi in un guaio gigantesco, che ieri approda istantaneamente - prima impresa della Procura di Perugia sotto la guida del suo nuovo capo Raffaele Cantone, ex capo dell'Anac - su decine di homepage in Italia e all'estero? D'altronde i quattro non hanno sistemato un esame qualunque: hanno truccato la prova di italiano di Luis Suárez, calciatore uruguaiano in predicato quest'estate di sbarcare in Italia, sponda Juventus, e alla ricerca disperata di un passaporto italiano. E «promosso» dall'università di Perugia dopo un colloquio in cui - come racconta uno dei professori, intercettato in diretta dalla Guardia di finanza - «se non coniuga i verbi, parla all'infinito». Sarà stato il tifo juventino di una delle esaminatrici, Stefania Spina, che il 22 aprile 2012 twittava, con tanto di errorr in inglese: «#forzajuve. It' now or never»? Chissà.
L'esame di Suárez avviene il 17 settembre. La Procura ha aperto un fascicolo dove si ipotizza il reato di corruzione a carico di un dirigente dell'università e dei suoi per ora ignoti complici, dopo aver ascoltato in diretta i preparativi, grazie alle intercettazioni attive in una inchiesta già in corso sull'Università per stranieri del capoluogo umbro. «Deve passare perché con dieci milioni di stipendio non glieli puoi fare saltare perché non ha il B1», dice un docente qualche giorno prima. Il B1 è il livello minimo di conoscenza dell'italiano necessario per la cittadinanza, che Suárez ha richiesto in quanto marito di una nostra connazionale. Per garantirgli di passare l'esame anche se «non coniuga i verbi», gli hanno fatto sapere in anticipo le domande: «Si sta un po' memorizzando le varie parti dell'esame», spiega il professor Lorenzo Rocca al rettore Giuliana Grego Bolli. E lei: «Deve essere sul binario, ecco». «Esatto, lo abbiamo stradato bene. Sul verbale non ho problemi a metterci la firma perché in commissione ci sono io». Ma Rocca un patema ce l'ha: «Il mio timore qual è, che poi tirando tirando diamo il livello ed esce, i giornalisti fanno due domande in italiano e la persona va in crisi. Quindi un po' di preoccupazione ce l'ho perché è una gatta da pelare. Come si fa, si fa male».
Una gatta da pelare, questo era Suárez. Ma chi l'ha rifilata, questa gatta, all'ateneo perugino, coinvolgendone lo stato maggiore, magnifico rettore in testa, oggi tutto indagato per falso e rivelazione di segreto? Per rispondere, bisogna orientarsi in quel mare procelloso che sono le voci del calciomercato: a partire dagli ultimi giorni di agosto, quando da Barcellona arriva la notizia-bomba della rottura tra il club catalano, reduce da una catastrofica sconfitta in Champions, e il suo giocatore simbolo, il Pallone d'Oro Leo Messi. La rottura spariglia tutto, si parla di una rifondazione totale del club. Ed è a quel punto che tra gli addii imminenti viene dato anche quello di Suarez. Una manciata di giorni, e si chiarisce anche la destinazione: la Juve, accanto a Cristiano Ronaldo.
Suarez non vede l'ora di sbarcare a Torino, ma deve prima ottenere il passaporto italiano: la Juve ha già comprato due extracomunitari, tetto massimo per ogni sessione. Così Suárez rispolvera la sua vecchia richiesta di diventare tricolore, ferma da due anni proprio per il problema della lingua. Chi lo indirizza a Perugia per sostenere l'esame? Di sicuro, l'università umbra è tra quelle che la Juventus consiglia ai procuratori di Suárez. Sono loro, poi, a occuparsi dell'iscrizione e del pagamento della retta. Per consentire all'uruguaiano di sostenere l'esame il prima possibile, viene fissata addirittura una sessione straordinaria per giovedì scorso, il 17.
Qualcosa, nel frattempo, però si rompe. Il 15 la Juve fa sapere informalmente alla stampa specializzata che Suárez non è più nei suoi piani: motivazione ufficiale, non ci sono i tempi tecnici, se anche passasse l'esame di lingua, perché il ministero rilasci il passaporto prima del 6 ottobre, data ultima per inserirlo nella lista per la Champions League. Suárez viene avvisato dai vertici bianconeri che per quest'anno non se ne fa niente.
Ma il 17 si presenta ugualmente a Perugia a sostenere l'esame: diventare italiano, e quindi comunitario, gli serve comunque. Aereo privato, zainetto in spalla, esce con il B1: minimo dei voti, 3-3-3, «per non dare sospetti», confida uno degli esaminatori. Chi ha combinato l'incontro? Due giorni dopo, la Gazzetta parlando dello «strano pomeriggio umbro» scrive che «l'esame lo ha organizzato fin nei minini dettagli la Juve stessa». Ma difficile capire se i «minimi dettagli» comprendessero anche la promozione garantita: «Ho sentito la Rettrice, la linea è quella», spiega il professor Rocca a una impiegata.
Un dato è certo:
quando Suárez si è presentato a Perugia, la Juve non aveva più interesse alla sua promozione. Ma è certo anche che tutta questa trama non può averla ordita El Pistolero coi suoi legali. Su questo scava la Procura di Perugia.
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