Una situazione senza precedenti sta creando un disastro senza precedenti. Mentre l'attacco su Gaza è cominciato, centinaia di migliaia di persone che non hanno nessun ruolo né tanto meno nessuna colpa nel conflitto in corso tra i terroristi di Hamas e Israele sono ad altissimo rischio, tra ricatti, bombe e attacchi. I civili palestinesi si trovano stretti tra due fuochi e stanno cercando di sfuggire dai miliziani di Hamas che li vogliono come scudi umani e come pretesto per non essere attaccati e la controffensiva israeliana, partita già ieri sera. Uomini, donne e bambini, tanti bambini, stanno cercando con ogni mezzo di lasciare la zona più a rischio della Striscia, quella Nord, per trasferirsi a Sud nella speranza di mettersi al sicuro. Colonne di auto ma anche tantissimi con mezzi di fortuna e a piedi, portando con sé lo stretto necessario. Un dramma umano e umanitario estremamente complesso. Il presidente Usa, Joe Biden, ha detto che per lui è « una priorità rispondere urgentemente alla crisi umanitaria».
L'ultimatum di Israele è stato chiaro: la popolazione del Nord di Gaza deve essere evacuata verso il Sud della Striscia. Si tratta di oltre un milione di persone, il che rende l'idea di quanto complessa possa essere l'operazione. Arabia Saudita e Kuwait rifiutano l'evacuazione di Gaza. Riad condanna il bombardamento di «civili indifesi». L'Onu ha chiesto che «l'ordine sia ritirato per evitare di trasformare quella che è già una tragedia in una situazione di calamità», ma Israele è netto. Il premier Netanyahu, nel primo discorso ufficiale di un premier israeliano durante lo Shabbat, a testimoniare la drammaticità del momento, attacca: «Distruggeremo Hamas ma ci vorrà tempo, questo è solo l'inizio». E l'esercito, non solo sul campo, tira dritto. «Sarà permesso di tornare a Gaza City solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà. I terroristi di Hamas hanno condotto una guerra contro Israele e Gaza City è un'area in cui si svolgono operazioni militari. Questa evacuazione è per la vostra sicurezza», spiegano le forze armate che negli ultimi giorni hanno informato la popolazione con volantini lanciati dai jet e messaggi web. Un esodo al limite del possibile. Anche perché Hamas ha ben altre intenzioni. Un portavoce del gruppo ha rivolto un appello a non rispettare l'ultimatum in quanto tentativo «di trasmettere e diffondere falsa propaganda, con l'obiettivo di seminare confusione tra i cittadini e danneggiare la nostra coesione interna». Non solo. Il portavoce militare di Israele Daniel Hagari ha denunciato che «Hamas sta erigendo posti di blocco e barriere per impedire agli abitanti di lasciare Gaza City», per fermare i civili e sfruttarli per i propri scopi mentre il primo ministro palestinese Mohammed Shtayyeh ha accusato Israele di commettere «genocidio».
Ma il tempo concesso per l'evacuazione sembra essere davvero troppo poco. L'Organizzazione mondiale della salute ha detto che «è impossibile evacuare i pazienti vulnerabili dagli ospedali nel Nord di Gaza». L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha sottolineato che «la portata e la velocità della crisi umanitaria in corso sono agghiaccianti, Gaza sta diventando un inferno ed è sull'orlo del collasso» e anche le organizzazioni umanitarie si sono spostate verso Sud. Dall'estero arrivano autorevoli voci critiche. Molto duro l'alto rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell. «È assolutamente irrealistico che un milione di persone possa spostarsi in 24 ore. Bisogna evitare conseguenze umanitarie devastanti. Israele ha diritto di difendersi ma l'Ue ha già detto di essere contro qualsiasi attacco ai civili». Non convinto anche il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby. «Si tratta di una impresa ardua in un periodo molto breve tempo», anche se «comprendiamo cosa stanno cercando di fare e perché, cercare di isolare la popolazione civile da Hamas, che è il loro vero obiettivo».
Il punto focale è proprio questo: tra i terroristi di Hamas e la legittima reazione di Israele, centinaia di migliaia di persone non possono essere considerate semplici «danni collaterali». Rischiano di diventare vittime innocenti. Probabilmente già lo sono.
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