La docente universitaria che attacca il sovranismo: "L'Italia va de-salvinizzata"

Donatella Di Cesare, filosofa della cittadinanza aperta, attacca Matteo Salvini: “Gli italiani sono dei sonnambuli che marciano incantati dalla musica dolce del pifferaio magico". Il trionfo della Lega? Frutto dell'"ignoranza"

La docente universitaria che attacca il sovranismo: "L'Italia va de-salvinizzata"

Ci risiamo. Dopo l’analisi post-voto di Gad Lerner, che imputava ad un abbaglio delle “classi subalterne” il trionfo della Lega alle scorse europee, ora le critiche al sistema democratico - ovviamente soltanto nel caso in cui il risultato delle urne non è quello che ci si aspettava - sono salite anche in cattedra.

A parlare di “critica costruttiva” alla democrazia per arginare la “salvinizzazione” è Donatella Di Cesare, ordinaria di Filosofia teoretica alla Sapienza di Roma e filosofa della cittadinanza aperta e del superamento dello Stato-nazione. “Gli italiani sono dei sonnambuli che marciano incantati dalla musica dolce del pifferaio magico, che li sta portando dentro un universo fatato, dove anche gli enigmi più complessi del mondo contemporaneo sembrano avere una soluzione istantanea”, ha detto in un’intervista all’Huffington Post.

“Peccato – preconizza - che, quando si sveglieranno, scopriranno che non è così”. “Per fortuna – ha proseguito - gli italiani che votano Salvini sono poco più del trenta per cento”. “La maggior parte di essi nemmeno si rende conto delle estreme conseguenze a cui conduce l’idea salviniana del primato degli italiani”, è convinta l’intellettuale, secondo la quale il boom della Lega sarebbe da attribuire all’“ignoranza” che dilagherebbe nel nostro Paese. “In Italia, c’è un alto livello di analfabetismo di ritorno. Sempre più persone non leggono i giornali, hanno informazioni lacunose – spiega al giornalista - ovvio che l’assenza di strumenti culturali porti a reazioni viscerali”.

Insomma i concetti di sovranità e appartenenza farebbero sempre rima con ignoranza, anche se a teorizzarli sono filosofi ed intellettuali, come Albert Camus o Alain De Benoist. Quello di Matteo Salvini, accusa la professoressa, è “razzismo del suolo”. Non ha senso, nell’epoca in cui “l’esilio” è diventata una “condizione esistenziale”, neppure definirsi italiani. “L’Italia è tutto fuorché un’identità monolitica”, spiega Di Cesare. Per questo “il salvinismo è profondamente anti italiano” e, in questo senso, “nega la nostra storia”.

L’obiettivo, quindi, è quello di “de-salvinizzare” il nostro Paese, che secondo la docente di Filosofia teoretica è stato consegnato al leader della Lega dal Movimento 5 Stelle. Il governo gialloverde sarebbe espressione di “un’ultra-destra, che si è innestata nel discorso pubblico nazionale con slogan identitari, propaganda anti-migranti”. Si tratta, sottolinea la studiosa, di “una risposta reazionaria e, addirittura, anti-storica ai grandi interrogativi del nostro tempo, dalla globalizzazione allo smarrimento esistenziale”.

La soluzione sta nel superamento dell’idea

di confine e nazione: “Anche Socrate era un estraneo nella sua città, Atene”. “La sua estraneità, però – è il ragionamento della Di Cesare - era ciò che gli consentiva di vedere al di là della città, ciò che c’era oltre”.

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