Il Ferragosto pieno, il sole che si sbrana la terra a morsi, il lockdown finito, i turisti vivaci sparsi in giro. Era il momento perfetto perché l'Italia si rimettesse a fare il mestiere suo: a far la bella. E a incantare, sbattendo sul piatto tutto quello che ha da offrire più di chiunque altro. A partire dal mare, dalle coste frastagliate e mai noiose. Quando l'Italia apre i battenti c'è da temere l'invidia più della siccità.
E invece... Proprio nei giorni del pienone del quindici agosto, si sono inceppate due perle italiane: Sorrento e Taormina. Costrette a vietare i bagni in mare. A Sorrento, la decisione è stata presa a causa delle forti piogge di questi giorni e a Taormina del riversamento in mare di acque nere con i turisti che dichiarano malori dopo essersi immersi e il sindaco, Mario Bolognari, che difende la sua terra: «Boom di malori di turisti dopo avere fatto il bagno a Mazzeo? Veramente non mi risultano persone intossicate e non ho notizie di gente finita in ospedale. In ogni caso, il divieto di balneazione nella zona rimane fino a quando non saranno fatti i prelievi dell'Azienda sanitaria». Spiega anche di aver risolto il problema: «La questione è circoscritta a 250 metri di spiaggia e risale a due giorni fa». Ma intanto un problema c'è stato. E poi in costiera... Ci mancava anche la costiera. Il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, ha emanato un divieto temporaneo di balneazione lungo l'intero specchio d'acqua davanti a Marina Grande: l'Agenzia regionale per l'ambiente, il 10 agosto scorso, ha rilevato percentuali di inquinamento oltre la norma. Perché nell'estate più secca e torrida di sempre, proprio adesso, sono iniziati i cieli lividi. E giù acqua a bombardare Sorrento. Nubifragi che da giorni insistono sulla penisola e che hanno mandato in tilt il sistema fognario e il relativo impianto di depurazione. Pare una trappola della malasorte. Proprio adesso, nella stagione nostra. Avremmo dovuto ripartire, rimettere il Paese in rodaggio e invece niente. Le acque nere, i divieti di balneazione, i turisti con le facce increspate da crampi (veri, condizionati o presunti), i provvedimenti dell'Arpac e i rilievi dell'Asp. Non c'è niente che assomigli a un'estate italiana.
Tutto che congiura per mandare in sistole organizzativa un Paese che si meritava finalmente di meglio. Rientreranno gli allarmi, circoscriveranno le zone critiche e ci si ritufferà in acqua. Ma l'Italia si meritava un'estate piena. Un'estate vera delle sue, di quelle per cui la gente attraversa il mondo.
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