Simonetta Caminiti
«Se si riuscisse a prolungare la stagione di due mesi, avremmo quasi 230mila occupati in più. Le previsioni per il mese di settembre inducono a guardare con fiducia all'evoluzione della stagione estiva, che è stata sin qui caratterizzata da un andamento medio a macchia di leopardo, nel complesso non eccezionale». Parola di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.
E dire che ieri, per milioni di italiani, è stata la domenica del controesodo: la via del ritorno dalle vacanze estive che, meteo impazzito incluso, restituisce buona parte del Paese alla routine autunnale. Ma pare proprio che settembre segnerà il boom dei viaggi per i connazionali: ben 13 milioni di italiani a quanto pare si muoveranno nel mese alle porte. È settembre il principio dell'estate, in un certo senso. Una rivoluzione nel settore turistico che potrebbe valere tanti nuovi occupati e un indotto sorprendente: la tendenza dei viaggi a fine estate, difatti, ha visto aumentare del 36 per cento le presenze nelle strutture ricettive italiane negli ultimi 10 anni. Tredici milioni di turisti a caccia di foliage, di mari dalle acque più fresche che bagnano spiagge meno affollate, di relax strappato agli ultimi scampoli di una stagione che quest'anno non ha risparmiato temporali tropicali in tutto il Belpaese. E la prima nevicata proprio ieri, a Cortina e in Alto Adige. Cosa significherebbe, un simile boom?
Federalberghi evidenzia, intanto, un flusso in netta crescita: +52,7 per cento per gli stranieri e +18,8 per gli italiani. E l'indagine sulle vacanze degli italiani, realizzata appunto da Federalberghi con il supporto tecnico dell'Istituto ACS Marketing Solution, chiarisce che «il 21,1 per cento degli italiani che andranno o sono andati in vacanza durante l'estate 2018, farà almeno un giorno di vacanza nel corso del mese di settembre. Si tratta di un dato in netta crescita rispetto al 14,9 del 2017 ed al 13,9 del 2016». Si consideri che, nel mese di settembre, le imprese del turismo costituiscono lavoro per circa un milione e 160mila lavoratori (quasi 930mila due mesi più in là, a novembre). E così, rammentando l'eco di un popolare trio comico che, in tv, annoverava tra i luoghi comuni italiani il sogno di andare in vacanza solo a giugno e a settembre, a quasi vent'anni dal terzo millennio, quel luogo comune sembra il volàno del turismo e della valorizzazione dei nostri territori più belli. Quelli che, mai come nel mese di settembre, forniscono una varietà di paesaggi e di mutamenti affascinanti.
Per il 19,5 per cento dei viaggiatori si tratterà della vacanza principale (contro il 12,4 del 2017 e il 9,2 del 2016): il resto di loro punterà a piccole escursioni «mordi e fuggi» nei fine settimana. Sensibile e rapidissimo sarebbe l'aumento dell'occupazione, dicevamo, se la stagione estiva durasse due mesi in più: 230mila persone coinvolte nella ricezione turistica, in massima parte di giovane età (oltre il 71 per cento ha meno di quarant'anni e più del 47 meno di trenta).
Le stime di Federalberghi fanno sperare che la tabella di marcia cambi e porti gratificazioni a viaggiatori e lavoratori, insomma. Tanto da augurarsi che il mese in cui l'estate ci abbandona, e non più luglio, come voleva la canzone, «vedrai, non finirà».
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