Promette che non si dimetterà fino alla fine del mandato, nel 2027. Difende la sua decisione di sciogliere l'Assemblée Nationale e chiamare il Paese a elezioni anticipate. E torna a invitare i francesi a votare contro gli estremismi, di destra e di sinistra: «Non abbiate paura. Non arrendetevi. Scegliete il rispetto, l'ambizione e la giustizia per la nostra nazione». A una settimana dalle elezioni legislative con cui la Francia rinnoverà la Camera bassa del suo Parlamento, dopo la decisione di chiamare al voto il Paese in seguito al boom dell'estrema destra alle europee, Emmanuel Macron entra a gamba tesa in campagna elettorale con una lettera indirizzata ai francesi in cui cerca di spiegare la sua scelta, contestata da molti sostenitori e non solo, e prova a giocare le ultime carte con una mossa che a molti appare disperata. Anche per questo, più che un messaggio di un capo dello Stato imparziale, che avrebbe dovuto tenersi lontano dalla battaglia politica perché così aveva promesso il 12 giugno, il testo del presidente è già al centro di un turbine di critiche per il suo contenuto di parte, concepito e scritto da un leader politico molto più che dall'inquilino dell'Eliseo.
La lettera è stata pubblicata sui quotidiani regionali ma rilanciata prevedibilmente da tutti i media nazionali e poi anche internazionali. Un terzo del suo contenuto è dedicato alla giustificazione delle ragioni della sua decisione di sciogliere l'Assemblea in anticipo, segno che Macron ha capito come la sua mossa abbia lasciato di stucco tanti cittadini. Il capo dello stato francese ammette che la scelta ha suscitato «sorpresa, preoccupazione, rifiuto, a volte anche rabbia contro di me». Ma ecco la ragione: sciogliere il Parlamento dopo il risultato delle elezioni europee «è l'unica decisione che può permettere al nostro Paese di andare avanti e riunirsi». Poi la stoccata all'ultradestra del Rassemblement National: «Pretende di rispondere meglio all'immigrazione illegale e all'insicurezza senza proporre nulla di concreto», «divide la nazione» e «ignora il cambiamento climatico». E un colpo basso anche all'alleanza fra Socialisti, Comunisti, Verdi e Insoumis, quel Nuovo fronte popolare di sinistra che lui chiama «la France Insoumise e i suoi alleati», per sottolineare la sua anima più estremista legata a Jean Luc Mélenchon, che «rifiuta la chiarezza su laicità e antisemitismo» ed è «divisa sulla risposta da dare al cambiamento climatico». La conclusione del presidente? È un auspicio: «Il prossimo governo, che rifletterà necessariamente il vostro voto, riunirà, spero, repubblicani di diverse sensibilità che avranno saputo con il loro coraggio opporsi agli estremismi».
Macron promette di aver capito il messaggio, ammette che «il modo di governare deve cambiare profondamente» e si batte per i candidati «repubblicani». Tra una settimana il primo responso, tra due l'esito finale del suo azzardo.
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