C’è chi farebbe carte false per entrare nelle stanze del ‘Palazzo’ e chi non riesce a dimettersi. Il senatore ex grillino, Giuseppe Vacciano, aspetta da un anno e mezzo (22 dicembre 2014) che le sue dimissioni vengano accolte dal Senato.
Per lasciare lo scranno di Palazzo Madama, infatti, non basta presentare una richiesta scritta ma è necessario il voto favorevole dei colleghi che, finora, non è ancora arrivato, nonostante lui lo abbia chiesto più volte. Vacciano vuole tornare al suo lavoro di impiegato della Banca d’Italia. Lo vuol fare per una questione di “coerenza” dato che era stato eletto con i Cinquestelle che ha lasciato nel novembre 2014 quando è nato il “direttorio”.“Hanno votato il simbolo, non me. Voglio restituire agli elettori un rappresentante di quel simbolo, non restare attaccato alla poltrona”, ha detto Vacciano al Corriere della Sera, che si è visto respingere le dimissioni per la prima volta nel febbraio 2015.
Il primo voto è sempre contrario “per dare il tempo per una riflessione approfondita ed essere sicuri che il parlamentare non abbia subito pressioni, che non ci ripensi”. A settembre 2015 è arrivato un altro no, nonostante Vacciano di mese in mese avesse sollecitato il presidente Piero Grasso di farlo dimettere. Non c’è stato nulla da fare, lo scrutinio segreto gli ha tarpato le ali. Il sogno di lasciare il Senato è svanito e Vacciano ha “continuato a fare un’opposizione rigorosa”, ma giovedì si rivota e potrebbe essere la volta buona.
“Sono passati nove mesi dall’ultima volta, spero che l’abbiano capito”, dice rivolgendosi ai colleghi a cui ricorda che “l’articolo 67 della Costituzione tutela le scelte dei parlamentari, anche di andar via”. È l’articolo che stabilisce che per i parlamentari non c’è vincolo di mandato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.