"Liberiamoci dal fardello del debito ma l'Europa deve fare molto di più"

Il governatore Fabio Panetta promuove l'azione dell'esecutivo nell'economia. Monito a non eccedere con il rigore nel Patto Ue

"Liberiamoci dal fardello del debito ma l'Europa deve fare molto di più"
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L'Italia e l'Europa possono «superare le difficoltà». La «stagnazione» non è una condanna per il nostro Paese, ma occorre «una risposta comune» per «tornare a crescere e per contare in Europa, e con l'Europa contare nel mondo». Le prime Considerazioni Finali del governatore Fabio Panetta sono una fotografia della difficile congiuntura economica che, tuttavia, non giustifica l'inazione. Ad ascoltarlo i predecessori Mario Draghi e Ignazio Visco insieme al gotha della finanza italiana.

«Potremo liberarci del fardello del debito soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita; bisognerà portare il debito/Pil su una traiettoria stabilmente discendente», ha sottolineato Panetta. «Quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo. Ciò renderà a sua volta meno arduo l'aggiustamento», ha aggiunto rimarcando che «sono necessarie scelte attente soprattutto dal lato della spesa, al fine di riorientarne la composizione in favore dello sviluppo e di eliminare le inefficienze» e che «un contributo dovrà derivare dal contrasto all'evasione fiscale. L'appello è stato raccolto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. «Ringrazio il governatore, tutti i giorni al Mef abbiamo attenzione totalmente a questa dimensione», ha chiosato. Panetta, infatti, non ha mosso rilievi all'azione dell'esecutivo.

Altro tema fondamentale è quello della produttività la cui invarianza comporta un arretramento dei redditi. I salari medi orari dei lavoratori dipendenti italiani sono inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. E questa è l'unica strada da seguire per consolidare la ripresa economica. A fronte di una società che invecchia (e che nel 2040 potrebbe comportare una flessione del Pil di 13 punti) sarà necessario un aumento del tasso di occupazione, ancora inferiore alla media Ue, e anche un incremento dell'immigrazione regolare.

Come detto, le soluzioni a questi problemi non sono in casa ma sono in Europa e le tematiche comunitarie hanno impegnato gran parte delle 25 pagine di discorso. A partire dalla figura che vedete in pagina. Negli ultimi due decenni il peso dell'Ue sul Pil globale è sceso dal 26 al 18%, mentre quello degli Stati Uniti è rimasto pressoché invariato, al 26% e quello della Cina è quadruplicato, al 17%. «Il calo - ha chiosato Panetta - riflette soprattutto l'insoddisfacente dinamica della produttività, che nel periodo ha accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Usa».

Segue un lungo elenco delle disfunzionalità che qui in breve sintetizziamo. In primo luogo, anche Il nuovo Patto di Stabilità, «in mancanza di una politica comune», rischia di apparire sbilanciato verso il rigore e poco attento allo sviluppo. In seconda istanza, manca un vero mercato unico dei capitali, essendo frammentato in 59 Borse e mancando di un titolo di debito comune che rappresenti la solidità dell'Ue. Non c'è una vera unione bancaria perché gli istituti sono scoraggiati a operare in tutta l'Europa.

Il risultato? Crescita modesta, esposizione ai rischi geopolitici e possibili restrizioni monetarie e di bilancio che potrebbero compromettere ulteriormente il quadro. L'Italia deve fare i compiti a casa, ma anche l'Ue deve riparare in qualche materia.

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