Il pericolo è che la banda, probabilmente Tuareg, che ha rapito due italiani e un canadese nel sud ovest della Libia passi il poroso confine con l'Algeria o il Niger per vendere gli ostaggi ai terroristi di Al Qaida o dello Stato islamico. Questo è il timore fra gli italiani di Tripoli, che conoscono Bruno Cacace e Danilo Calonego inghiottiti dal deserto libico lunedì mattina.
I francesi potrebbero aiutare facendo volare i loro droni alla ricerca degli ostaggi per seguire i movimenti dei rapitori. La Legione straniera ha una base avanzata in Niger, a Madama, sul confine non segnato con la Libia, non lontanissima da Ghat, dove è avvenuto il sequestro. La base fa parte dell'operazione Barkhane iniziata nel 2014 per arginare i terroristi nell'Africa sub sahariana.
L'unico ostacolo è che i francesi potrebbero far parte del problema, che ha portato al rapimento dei lavoratori italiani impegnati nel mantenimento dell'aeroporto di Ghat. Almeno questo è il sospetto che circola a Tripoli. Nella cerchia del governo di Fayez al Serraj voluto dall'Onu e amico di Roma si teme che il sequestro sia un avvertimento all'Italia. «Gli uomini del generale Khalifa Haftar (capo militare della Cirenaica in rotta con Tripoli nda), ex gheddafiani, stanno creando alleanze nel Fezzan con l'aiuto di soldi e armi francesi. La stessa regione dove hanno rapito gli italiani» spiega una fonte del Giornale. Più a nord la milizia pro Haftar di Zintan minaccia di interrompere il flusso di gas verso l'impianto di Mellitha gestito dall'Eni. «Pressioni per avvisare Roma, che è troppo schierata con Tripoli e le milizie di Misurata, dove il governo Renzi sta mandando un ospedale militare» sottolinea la fonte. Non a caso gli uomini di Misurata si sono ritirati dal Fezzan per andare a conquistare Sirte, ex roccaforte dello Stato islamico sulla costa. In questo vuoto di potere, il controllo del governo di Tripoli sulla regione meridionale è solo nominale. E le bande Tuareg o dei rivali della tribù Tebu, che in parte hanno giurato fedeltà al Califfo, la fanno da padroni.
Non è un caso che ieri il sindaco di Ghat, dove sono spariti gli italiani assieme a Frank, un canadese, abbia puntato il dito proprio contro il governo di Tripoli. Qumani Mohammed Saleh è stato chiaro: «Non conosco i motivi per cui lo Stato libico e le sue istituzioni trascurano così tanto questa vicenda. Non ci hanno nemmeno inviato velivoli per aiutare le ricerche». Il portavoce del comune, Hasan Osman Eissa, ha garantito che i sequestratori sono comuni predoni, non terroristi. «Fanno parte di un gruppo armato criminale - ha dichiarato - che ha già compiuto agguati e rapine nella zona contro le auto in transito».
Anche dei 4 tecnici italiani rapiti lo scorso anno in Tripolitania si diceva lo stesso, ma ora è chiaro che erano nella mani di una cellula tunisina dello Stato islamico annidata a Sabrata. Un altro aspetto inquietante, come rivela Pier Luca Racca, compagno di lavoro in Libia dei due rapiti, è la mancanza di una scorta. «Non si capisce il motivo per cui si sia deciso di togliere l'appoggio di guardie armate ai tecnici - ha sostenuto - ma sembra che la scelta sia stata fatta perché la zona veniva ormai ritenuta sicura». Racca è tornato in Italia, ma sono stati i suoi colleghi a Tripoli a rivelare la storia della mancata scorta. «Li hanno fermati in mezzo alla strada, nel deserto. Probabilmente hanno visto un'auto ferma e hanno rallentato pensando fosse in panne...» ha spiegato Racca. Fra le sette e le otto di lunedì mattina gli italiani ed il canadese stavano recandosi al lavoro in aeroporto per la Conicos, società piemontese specializzata in appalti libici.
La zona è delle peggiori. Ghat non è lontana da dove è partito l'attacco del terrore in Algeria, nel 2013, all'impianto petrolifero di Amenas con il sequestro di un centinaio di ostaggi compresi occidentali.
Il mandante era Mokhtar Belmokhtar vicino ad Al Qaida nel Maghreb, ma pure alle bandiere nere, già esperto di rapimenti di italiani in Mauritania ed Algeria. L'emiro gira liberamente nel Fezzan, dove sono spariti gli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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