Libia, pronte le missioni dell'Italia: le guideranno i nostri Servizi. Renzi darà il via:

Cinquanta incursori pronti a partire. Il governo l'ha deciso con un decreto, rimasto segreto, varato il 10 febbraio. A dirigere i lavori saranno i servizi segreti. Atteso il via libera di Renzi. Il ministro degli Esteri di Tripoli: ok alla guida italiana, ma ogni azione va concordata

Libia, pronte le missioni dell'Italia: le guideranno i nostri Servizi. Renzi darà il via:

L'Italia si prepara a intervenire in Libia. Sarà il presidente del Consiglio a dare il via. I primi connazionali che si muoveranno sono gli incursori: cinqanta di loro sono già pronti, in attesa dell'ordine. A dirigere le operazioni delle nostre unità speciali sarà l'Aise, l'agenzia che gestisce i servizi segreti per la sicurezza esterna. Il governo ha fissato tutti i dettagli, stabilendo in modo chiaro la linea di comando, in un decreto del 10 febbraio scorso, secretato per motivi di sicurezza. Renzi ne ha discusso con il Capo dello Stato nell'ultima riunione del Consiglio supremo di Difesa.

Come già stabilito nel decreto missioni dell'anno scorso, i membri delle nostre unità speciali avranno le garanzie funzionali previste per gli 007: licenza di uccidere e impunità in caso di reati commessi nell'ambito della missione. A partire per primi (il via è imminente) saranno gli incursori del Col Moschin. Affiancheranno le unità speciali di altri Paesi (Stati Uniti, Francia e Inghilterra) già presenti sul posto per raccogliere informazioni e compiere le prime azioni.

Ma vediamo, nello specifico, com'è fatta la catena di comando: nei casi di gravi crisi all'estero che richiedono interventi urgenti il presidente del Consiglio, avvalendosi del Dis (il servizio segreto per l'estero) può autorizzare l'Aise a utilizzare i corpi speciali delle Forze armate. Il Dis risponde al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per i servizi, Marco Minniti, e ovviamente al capo del governo. In buona sostanza è direttamente Palazzo Chigi a pianificare e far scattare le missioni, ed anche a esercitare i controlli. Il capo del governo, inoltre, può autorizzare l'Aise ad adottare misure di intelligence e di contrasto, anche con la cooperazione delle forze speciali.

Confermata, inoltre, la partecipazione militare italiana nella missione di pace che dovrebbe entrare in azione una volta formatosi il governo libico di unità nazionale, da cui dovrebbe, tra l'altro, partire la richiesta, per garantire la sicurezza del Paese. Tecnicamente si tratterà di una missione di peace enforcement: tremila i militari italiani che dovrebbero partire per la Libia. In prima linea dovrebbero esserci i reggimenti San Marco e Tuscania. Ma a differenza delle forze speciali, l'intervento del contingente militare dovrà essere autorizzato dal parlamento, come previsto dalla Costituzione.

In un'intervista al Corriere della sera il ministro degli Esteri della coalizione di milizie e forze politiche ispirate ai Fratelli Musulmani di Tripoli, Ali Ramadan Abuzaakouk, spiega che a loro "va bene che l'Italia assuma il ruolo di leader dell'intervento internazionale nella guerra contro le forze emergenti dell'Isis in Libia. Ma attenzione: occorre che qualsiasi azione militare nel Paese sia minuziosamente concordata con il nostro governo a Tripoli e le nostre forze militari sul campo.

Se così non fosse, qualsiasi tipo di operazione si trasformerebbe da legittima battaglia contro il terrorismo a palese violazione della nostra sovranità nazionale". Ramadan aggiunge poi che "occorre capire se l'Italia, il Paese europeo che per storia e tradizione ci è più prossimo - prosegue il ministro nell'intervista - ora sceglie di lavorare con noi, oppure contro".

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