La Libia vuole più mezzi per fermare i migranti. Ma la Ue teme le Ong

Tripoli chiede droni e radar. In ballo una commessa da 500 milioni di euro a Leonardo

La Libia vuole più mezzi per fermare i migranti. Ma la Ue teme le Ong

Il governo libico vuole mettere in piedi un sistema di controllo delle coste con radar, droni e moderne motovedette per fermare le partenze dei migranti verso l'Italia. Roma caldeggia il piano, che dovrebbe venire finanziato dai fondi dell'Unione europea, ma Bruxelles teme le proteste delle Ong del mare. Per la commessa di 500 milioni di euro Tripoli punta a coinvolgere Leonardo, il colosso della difesa italiano, ma l'affare fa gola anche ad americani e inglesi. La rivelazione è di Africa intelligence, un sito di informazioni confidenziali.

Dalla Libia, però, arriva la notizia che potrebbe destabilizzare il voto, già difficile, del 24 dicembre: Seif el Islam, il figlio del colonnello Gheddafi e altri candidati alle presidenziali sono stati esclusi per sentenze a loro carico.

Martedì doveva arrivare a Tripoli il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ma all'ultimo momento la visita è saltata per la candidatura del primo ministro Abdulhamid Dabaiba. Al posto di Guerini, è volato a Tripoli il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. L'ammiraglio di fresca nomina ha discusso con i libici dell'ospedale di Misurata del contingente italiano, che in città preferirebbero passasse di mano ai civili. E ribadito la disponibilità del nostro paese per l'addestramento di un esercito libico degno di questo nome. La patata bollente dei migranti è rimasta in secondo piano, nonostante quest'anno siano sbarcati da noi 61.476 persone. Ieri Alarm phone ha denunciato che una motovedetta libica «stava sparando ad un'imbarcazione inseguita nelle acque di ricerca e soccorso maltesi». Qualche ora prima aveva lanciato l'allarme su un barcone con 430 migranti «che rischiava di affondare». Il tema spinoso dell'ondata di arrivi riporta alla ribalta il progetto di 500 milioni di euro per la sorveglianza delle coste. Secondo Africa intelligence, il ministro dell'Interno Khaled Mazen è pronto ad invitare a Tripoli alcune compagnie internazionali per presentare le loro offerte sul controllo delle coste, almeno il tratto della Tripolitania da dove partono i migranti. «Contatti informali, via intermediari, sono già stati presi con tre leader del mercato - scrive Africa intelligence - l'italiana Leonardo, la società americana L3-Harris e la Raytheon» inglese. «Il progetto potrebbe prevedere una rete di radar di sorveglianza marittima fissi e mobili in grado di rilevare il movimento di imbarcazioni clandestine entro i limiti delle acque territoriali» libiche. Oltre ai radar i libici vorrebbero motovedette di ultima generazione e droni di osservazione.

«Tripoli caldeggia da tempo questo progetto facendo riferimento agli accordi firmati dall'Italia fin dai tempi di Berlusconi e poi confermati con successivi memorandum dai governi attuali - spiega una fonte del Giornale che conosce le richieste -. Ma da superare ci sono problemi legati all'embargo sulle armi e alcuni crediti di Leonardo». Il piano iniziale prevedeva un costo di 800 milioni di euro, adesso scesi a 500, che dovrebbero venire sborsati dall'Europa pungolata dal premier Mario Draghi. Leonardo fa parte dell'Ocean 2020, il più importante progetto di sorveglianza marittima finanziato dall'Europa con 43 partner di 15 paesi.

Lo scorso agosto durante un'esercitazione nel Mar Baltico ha utilizzato l'elicottero senza pilota Sw4-Solo equipaggiato con l'innovativo radar Osprey 30. Lo stesso radar può essere utilizzato dal drone francese Safran Patroller. Tutti sistemi che fanno gola ai libici.

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