"I presidenti della serie A parassiti del mondo tv"

Paolo Liguori (Mediaset): "L'incapacità imprenditoriale delle società è alla base della crisi del nostro football"

"I presidenti della serie A parassiti del mondo tv"

Tutta colpa della televisione se il calcio va male, se gli stadi sono vuoti, se ci sono le scommesse. Televisione brutta, sporca e cattiva. Soprattutto Sky e Mediaset . Hanno rovinato il gioco più bello del mondo che, ai tempi di Carlo Balilla Bacarelli e di Niccolò Carosio, era più sano e più bello. Ma finalmente sono arrivati i giustizieri, gli ispettori dell'Antitrust, a scoperchiare il marcio che sta tutto negli uffici hi-tech di Santa Giulia e Cologno Monzese. Dove, secondo l'ipotesi della Guardia di Finanza, la gara per la vendita dei diritti della Serie A per le stagioni 2015-2018 sarebbe stata alterata da «un accordo restrittivo della concorrenza». Un'inchiesta che ridà fiato ai detrattori della tv che, però, non disdegnano le ospitate nelle trasmissioni di tendenza. «È un modo di ragionare vecchio e superato», sbotta Paolo Liguori, direttore editoriale dei New Media di Mediaset. «Non è la televisione che rovina il calcio, ma il contrario. In tutto il mondo il calcio è un contenuto premium, di prestigio, che viene finanziato dalla televisione. Da noi il costo del campionato italiano è lievitato a dismisura, al punto che nessuna tv commerciale può mantenerlo per intero». Già direttore di Studio Aperto , attualmente conduttore su TgCom24 della striscia di approfondimento Fatti e Misfatti , tifoso romanista e conoscitore dei meccanismi che intercorrono tra media e sport, Liguori non usa giri di parole. «Dobbiamo ammettere che la Lega dei presidenti è una struttura antiquata che vive parassitariamente sul mondo della tv. A questo si aggiunge il mancato aiuto della politica che non ha favorito la rapida costruzione o l'adeguamento degli stadi. Se non si vuole fare della nostalgia anacronistica, bisognerebbe dire che ciò che sta rompendo il giocattolo è l'incapacità imprenditoriale delle società».

Più in dettaglio?

«Le società hanno scarso valore perché gli stadi sono vecchi e cadenti e l'indotto non viene incentivato. L'unico valore proviene dai calciatori ed è, per definizione, volatile e instabile. Le società si adagiano sugli introiti provenienti dalle tv».

Quindi, tutta colpa delle società?

«Le televisioni pagano i diritti di trasmissione per avere in cambio uno spettacolo. Ma lo spettacolo è penoso. Il campionato italiano è ridotto a un disastro. La supremazia incontrastata della Juventus non comincia sul campo, ma nella gestione aziendale».

L'esempio della Juventus dimostra che la tv non danneggia il calcio: le sue partite vanno in tv e lo stadio è pieno.

«Oltre a far crescere gli introiti televisivi, la Juventus ha incrementato anche quelli provenienti dallo stadio, dall'indotto e dalla pubblicità, investendo bene, garantendo successi sportivi e uno spettacolo sempre migliore. Le altre società vivacchiano sul cuscino dei diritti tv che, piene di debiti, vogliono far lievitare di continuo. Ma così inguaiano le televisioni».

Il famoso spacchettamento.

«Dividendo i vari pacchetti tra le pay tv sono aumentate le entrate. In questa asta di cui oggi si discute Mediaset si è comportata secondo le regole approvate dall'Antitrust e dall'Agcom. Se vogliamo andare all'origine del problema dobbiamo ricordare che la coppia Lotito-Tavecchio ha conquistato la Federazione sventolando la bandiera dello spacchettamento dei diritti per far guadagnare di più le società».

Le società fanno i loro interessi...

«È una logica miope. Non c'è cartello tra Sky e Mediaset come prova l'aspra contesa sui diritti della Champions League, che ora Sky prova a riaprire con l'aiuto di alcune testate compiacenti. Semmai c'è cartello tra i presidenti della Lega per i diritti della Serie A. Ma l'esito di questa politica è che le tv spendono sempre di più e lo spettacolo è sempre più scadente. Non a caso siamo costretti a comprare la Premier League, la Liga e la Bundesliga...».

In Spagna vigono e vincono altre formule. Lo stadio del molto televisivo Barcellona è sempre gremito.

«Il Barcellona ha un'azionariato popolare con un milione di soci che finanzia tutte le discipline della polisportiva. Il Real Madrid ha un presidente che viene eletto da un'assemblea con un mandato prestabilito. Sono strutture che reggono la sfida della globalizzazione. Noi siamo rimasti ai padroni delle ferriere».

Un altro luogo comune riguarda la frammentazione degli eventi imposta dalle tv che altererebbe lo svolgimento del campionato. In America basket e football si giocano tutti i giorni...

«In tutto il mondo dove lo sport è finanziato dalla tv commerciale lo spezzatino serve a compensare i costi con gli investimenti pubblicitari. Oggi dobbiamo fare i conti con i bilanci in chiaro e le società quotate in Borsa».

Perché nessuno si oppone allo spostamento del derby Roma-Lazio al lunedì?

«Lo spostamento

del derby non solo penalizza tre società, Juventus Napoli e Roma, per accontentarne una, ma penalizza le televisioni. Che non protestano contro l'arroganza di Lotito perché le ha accontentate sulla gestione dei diritti».

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