L'inchiesta su TikTok e la rete di bot e account per spingere i filo-Mosca

Gruppi Telegram vicini alla Russia attivi prima del voto. L'Ue chiede i dati, ombre su Georgia e Moldova

L'inchiesta su TikTok e la rete di bot e account per spingere i filo-Mosca
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Una centrale operativa da migliaia di account farlocchi su TikTok, accesi in occasione di appuntamenti elettorali al fine di condizionarne l'esito. La declassificazione dei rapporti dei servizi segreti rumeni è alla base della decisone della Corte Costituzionale di Bucarest. In quei dossier sono contenute le informazioni che collegano Mosca al candidato filo-russo Calin Georgescu, passato in poco tempo dal completo anonimato alla vittoria elettorale. Ruolo centrale è stato giocato dai social, come TikTok, che ingrossano il dossier «ingerenze esterne», abbracciando anche altri paesi dell'est come la Georgia e la Moldova. Per questa ragione i regolatori Ue hanno ordinato a TikTok di conservare i dati relativi alle elezioni presidenziali in Romania. Nello specifico la Commissione ha emesso un «ordine di conservazione» ai sensi del Digital Services Act dell'Unione, che disciplina il funzionamento delle piattaforme e delle aziende tecnologiche: la commissaria europea per la tecnologia, Henna Virkkunen, ha definito l'ordine di conservazione un «passo fondamentale» nell'indagine sui rapporti declassificati dell'intelligence rumena. Ma come nasce l'allarme per le elezioni rumene?

Il via arriva dall'inaspettata ascesa di Georgescu nei sondaggi, che ha spinto le autorità a pubblicare i file in un'ottica che abbraccia anche altri casi più o meno recenti, come la Georgia. Dalle indagini degli 007 di Bucarest sono emerse correlazioni tra alcuni account e attività sospette, come un utente di TikTok scoperto mentre versava 381.000 dollari agli influencer sulla piattaforma per promuovere contenuti mirati sul candidato Georgescu. La campagna sul social cinese è stata coordinata da un gruppo Telegram e secondo gli investigatori era coordinata da «attori non statali», quindi la Russia, e attuata da «una società di marketing digitale molto efficace». I servizi l'hanno definita una campagna promozionale condotta in maniera «aggressiva» per incrementare la popolarità del candidato. Al contempo altri account social usati per Georgescu, silenti da anni, sono stati risvegliati solo poche settimane prima del primo turno elettorale.

Il tutto accompagnato da un protocollo di azione suggerito dai vari coordinatori degli account per evitare i controlli sui contenuti. Lo stesso cliché usato in Moldova in occasione delle recenti presidenziali e del referendum sull'Ue, dove intermediari-informatici pagavano una fiches da 80 euro per promuovere un «candidato ideale» sostenuto da almeno 20mila follower pescati tra estremisti, gruppi di estrema destra e anche esponenti della criminalità organizzata.

Complessivamente è stato stimato che in questa rete per le elezioni operavano 25mila account di cui 800 attivati nel 2016, l'anno di nascita di TikTok. Per tutta risposta il social di proprietà della cinese ByteDance ha smentito l'ipotesi di un'interferenza nelle elezioni rumene. Ma (non solo) l'Ue non gli crede.

FDP

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