«Li chiamano eroi. I governanti si sono riempiti la bocca di osanna ed elogi. Ma poi li mandano in guerra contro il virus per 30 centesimi l'ora d'indennità». Lascia l'amaro in bocca la scoperta dell'avvocato milanese Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus. «Basta retorica dell'opportunismo, di chi vuole sottolineare i tuoi meriti solo a parole. Tante, belle, giuste. Ma almeno premiateli. Questa è una situazione vergognosa». L'avvocato che presiede l'associazione delle vittime di incidenti stradali, lavoro e malasanità (www.avisl.it) denuncia la drammatica situazione che stanno vivendo in particolare gli infermieri, in trincea contro il Coronavirus: «La nostra associazione sarà sempre al loro fianco, pronta a difenderne i diritti. Ad oggi abbiamo 94 medici e 26 infermieri morti. E 12.681 operatori sanitari contagiati. Il perché non è difficile da comprendere: molti di essi sono stati mandati allo sbaraglio, senza adeguati dispositivi di protezione. Il loro contratto, alla voce indennità, prevede appena 3,50 euro netti al giorno. Una cifra vergognosa. Eppure sono quelli a più stretto contatto con i pazienti e con il dolore loro e dei famigliari». Ma hanno una paga base ridicola: «Non basta: l'indennità per malattia infettiva infatti scatterà per tutti coloro che hanno cambiato reparto solo da marzo. Calcolando che lavorano su turni anche di 11 ore, stiamo parlando di un'elemosina umiliante. L'emergenza non ha previsto nemmeno un soldo in più per la categoria. Ma come - ci dice al telefono - mandi la gente a rischiare la vita e non prevedi nemmeno l'una tantum di un bonus? Davvero pretendi che la gente rischi la pelle per 30 centesimi l'ora in più, ma con tante pacche sulle spalle?». È su quelle stesse spalle - e su quelle dei medici, ovviamente - che si regge l'emergenza Covid-19. Secondo uno studio dell'Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale il personale sanitario è anche a rischio stress, depressione, ansia e insonnia. Per non parlare della loro vita privata. «Ci sono infermieri, che conosco, che da quando è iniziata la pandemia, non possono più vedere i figli, affidati ai nonni, per paura di contagiarli. E ne ripagano i sacrifici così. È una cosa indegna di un Paese civile».
Quando l'emergenza sarà finita bisognerà capire chi è stato mandato allo sbaraglio. Quando facciamo presente che in questi giorni si parla di un possibile «scudo penale» Musicco non si trattiene: «Non vorrei che chi governa li chiamasse eroi, quali effettivamente sono, solo per sfilarsi dalle cause che inevitabilmente gli eredi di operatori sanitari caduti sul campo faranno allo Stato. Certo, evitando la causa agli ospedali da parte dei parenti delle vittime, eviterebbero poi che gli ospedali chiamassero in causa chi ha gestito l'emergenza». Facile capire contro chi punta il dito il legale: «Per essere chiari: con una pandemia in corso non è in discussione l'operato di medici e infermieri, ma di chi non ha fornito i mezzi e non ha arginato il virus. Questa è una cosa che va accertata».
Sembra pacifico che la gestione del Coronavirus avrà strascichi nelle aule giudiziarie: «Non puoi far finta di niente di fronte ad una strage di oltre 16mila morti.
Se le ambulanze, come si legge, non passavano più; se la gente è morta in casa senza ricevere assistenza; se negli ospedali si è diffuso ulteriormente il contagio; se non esisteva un protocollo unico di terapia domiciliare per chi era in cura a casa; se quasi 13mila operatori sanitari si sono contagiati, qualcuno dovrà dare delle giustificazioni. Ed è evidente - avverte il legale - che quel qualcuno non sono i medici stessi, ma chi ha dato le direttive ed ha lasciato sguarnito il fronte».
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