Continua lo stato d'emergenza, finisce la proroga delle scadenze fiscali. La corsa che è partita oggi e terminerà alla fine del mese è stata già ribattezzata come la «maratona» delle tasse. Uno sprint di 142 incombenze da saldare in dieci giorni. Coinvolti 4,5 milioni di contribuenti per un flusso di denaro verso le casse dello Stato pari a oltre 8 miliardi di euro. Soldi a cui non si può rinunciare, secondo gli uffici del Ministero dell'Economia, che hanno detto stop al rinvio degli obblighi fiscali. Perché, spiegano dal Mef, un'ulteriore agevolazione peserebbe sull'elaborazione delle previsioni delle imposte autoliquidate della Nota di aggiornamento al Def (Documento di Economia e Finanza). Un testo che il governo dovrà presentare al Parlamento entro la fine di settembre.
Proprio ieri è stata la giornata più difficile. Con ben 51 versamenti da fare. In scadenza l'Irpef (saldo 2019 e acconto 2020), l'Ires (saldo 2019 e acconto 2020), l'Irap (saldo 2019 e acconto 2020), il primo acconto 2020 e il saldo dell'anno scorso della cedolare secca, infine l'Iva periodica, il pagamento del diritto annuale alla Camera di Commercio, l'imposta di bollo sulle fatture elettroniche del secondo trimestre del 2020. Le partite Iva e i soci di società dovranno versare anche le imposte e i contributi previdenziali e assistenziali. Il prossimo ostacolo della corsa è previsto per il 30 luglio, tra dieci giorni. Altre 65 tasse da pagare. Tra elenchi Intrast e imposte sulla base della dichiarazione dei redditi per i non titolari di Partita Iva. E ancora, entro il 31, c'è il canone Rai per chi non lo riceve in bolletta, il modello per i rimborsi Iva trimestrale e quello per le operazioni effettuate con l'estero relativo al secondo trimestre di quest'anno.
Una gimkana di balzi e balzelli. Condita dalla protesta delle associazioni di professionisti e commercianti. Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni, e Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle professioni tecniche parlano del rischio di «un'emergenza sociale» che potrebbe essere provocata dalla mancata ripartenza economica accoppiata alla scadenza delle tutele. Cup e Rpt appoggiano anche la protesta del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Per Roberto Capobianco di Conflavoro Pmi «si è venuta a creare una situazione inconcepibile e pericolosa». Matteo De Lise, presidente dell'Unione giovani commercialisti, invoca l'applicazione della «causa di forza maggiore» per la non punibilità delle violazioni tributarie. «I tributaristi sono invitati a svolgere gratuitamente a favore dei loro assistiti le attività collegate al ricalcolo dei versamenti», dice Riccardo Alemanno presidente dell'Istituto nazionale tributaristi.
Per i sindacati dei commercialisti non basta la concessione della possibilità di rinviare di un altro mese (al 30 agosto) i pagamenti, pagando 4 euro di maggiorazione ogni mille versamenti. I commercialisti chiedono di riaprire i termini senza sanzioni fino al 30 settembre e attaccano: «Il governo sta facendo una magra figura».
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