I democratici stanno reagendo in modo inconsulto alla, peraltro prevista, sconfitta. Per loro, infatti, andare all'opposizione significa morire. Nonostante amministrino le principali città italiane e diverse Regioni, è il potere centrale quello che fornisce loro vita, e probabilmente senso. A dimostrazione di ciò, il fatto che non abbiano la minima idea di come essere opposizione, tanto sono stati abituati a stare al governo. Ma per dimostrarsi competitivi, in un paese a democrazia liberale, bisogna dotarsi tanto di una cultura di governo quanto di una di opposizione. E di questa seconda il Pd ne è privo. Prendiamo ad esempio Letta, e la sua curiosa teoria, secondo cui l'opposizione dovrà per forza essere unita. Quindi largo di nuovo al campo largo, anzi larghissimo, visto che sarebbe esteso a Renzi e Calenda. Curiosa teoria, perché assente in qualsiasi altro paese: Le Pen e Mélenchon, le due principali opposizioni al governo francese, non hanno certo intenzione di unirsi, oppure Cdu e Afd in Germania e neppure laburisti e liberali nel Regno Unito.
In quelle parole di Letta vi è al tempo stesso un'illusione e un'ingenuità. L'illusione è quella di trovarsi in un sistema bipolare, dove il polo sconfitto rimane all'opposizione. Ma le elezioni appena svoltesi sono state all'insegna del multipolarismo: l'unico polo era quello del centrodestra, gli altri essendosi impegnati a rubarsi i voti a vicenda. E pour cause, visto che i loro programmi erano molto diversi, anche se poi non così lontani da rendere impossibile un'alleanza, saltata in ragione di personalismi e rivalità. Ma se l'identità dei tre soggetti, Pd, 5 stelle e terzo polo, è cosi eterogenea, quale opposizione potrebbero svolgere assieme? Solo una puramente distruttiva, negatrice, incapace di proporre soluzioni alternative o anche migliorie alla maggioranza. Un'opposizione di piazza, come ha rivendicato del resto lo stesso Letta. E qui viene l'ingenuità. Anche nel caso si riuscisse a unire l'opposizione, a egemonizzarla non sarebbe il Pd, come crede Letta, ma Conte e i 5 stelle. Che avranno, come si è visto già in campagna elettorale, pochissimi scrupoli e remore ad agitare le folle, contro la guerra, contro le bollette, contro i rincari.
Se il Pd si «unirà», sia pure all'opposizione, a loro, finirà per essere egemonizzato dai grillini che, nella loro natura, non ammettono alleanze, ma solo soggetti subalterni, come si vide durante il governo Conte II.Avranno tempo, i dirigenti Pd presi nella foga di auto-da-fé a studiare un po' e a farsi una cultura dell'opposizione? Ce lo auguriamo ma non ne siamo affatto convinti.
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