Una «bella festa di democrazia», ripetono in coro gli esponenti del Pd. Ma, come succede anche nei migliori party, a volte è difficile evitare che scoppi la rissa.
Se a Bologna c'è un problema di scarsa trasparenza (con il Pd ortodosso che nega l'accesso agli scrutini della candidata outsider), a Roma è un post Facebook sulla pagina ufficiale dei Dem romani a far insorgere gli altri invitati. Il Pd della Capitale, come è ovvio e comprensibile, fa propaganda per il proprio uomo di punta, l'ex ministro Roberto Gualtieri. Ma lo fa con qualche eccesso di zelo: pubblica un post con il facsimile della scheda e le caselle per i sette contendenti. Ma sei sono vuote, e una sola è occupata e sbarrata: quella appunto di Gualtieri. Apriti cielo: «Questa è dittatura!», denuncia (un filo sopra le righe) la candidata Imma Battaglia. «Siamo in sette e la vostra censura è inqualificabile, nascondere i nomi di tutti è simbolo di fascismo». Sulla pagina FB del Pd piovono i commenti sdegnati, e anche qualche insulto: «vergogna», «siete come i grillini», addirittura «abisso etico». Particolarmente vivace, oltre alla partigiana Battaglia che combatte il «fascismo» Pd, è la clacque del candidato Giovanni Caudo, stimato urbanista, presidente di municipio e sponsorizzato dall'ex sindaco Ignazio Marino (di cui era assessore), giunto dall'America per appoggiarlo a spada tratta contro l'establishment di quel Pd capitolino che lo costrinse alle dimissioni. Così sotto la scheda sbianchettata col nome di Gualtieri si affollano i messaggi del tipo «allora io voto Caudo».
Il caso offre il destro a Carlo Calenda per fare dell'ironia sulle primarie dem: pubblica su Twitter la scheda incriminata e commenta: «Alla voce primarie aperte. Un vero esercizio di democrazia. Daje». Intanto i dem di Roma si vendicano spargendo veleni sul suo conto e accusandolo di inviare (non è chiaro a chi) whatsapp in sostegno di Caudo per far dispetto a Gualtieri: «Spero non sia vero che esponenti di Azione stiano provando a condizionare le primarie», insinua il segretario del Pd romano Casu. Da Azione replicano: «Fake news, disinformatia per colpire un concorrente interno come Caudo e uno esterno come Calenda».
A Bologna la sfida tra il candidato della «Ditta» Lepore (appoggiato anche, non si sa bene a che titolo, da Conte) e Isabella Conti, vissuta come «intrusa» dall'apparato ma appoggiata sia da esponenti dem che da vip emiliani e nazionali, è stata assai accesa, alimentando un'affluenza superiore alle attese. Dopo che per la giovane sindaca di San Lazzaro di Savena si sono esposti cantanti come Jovanotti e Cremonini, Lepore è corso ai ripari facendosi vedere a cena con Guccini.
I suoi intanto negavano ai supporter della Conti l'accesso alle procedure di voto online, sui cui questi ultimi avevano chiesto una sorta di arbitrato tecnico, fatto da un team di esperti, per assicurare la massima trasparenza soprattutto in sede di scrutinio. Niente da fare.
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