Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, reggente dopo la morte della governatrice Jole Santelli, ha annunciato che impugnerà l'ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che inserisce la sua regione tra le «zone rosse». La Calabria, infatti, è stata catalogata tra le aree a rischio massimo per la diffusione del Coronavirus (il numero dei contagiati è abbastanza basso anche se l'indice Rt è sopra 1,5). Ma i numeri dei casi, appena 3mila, la mortalità e l'incidenza degli immigrati clandestini positivi al Covid arrivati in Calabria racconterebbero un'altra storia. Tra l'altro, la sanità calabrese è commissariata da 10 anni: l'altra sera il Consiglio dei ministri che ha confermato il provvedimento. Quindi, se la chiusura è stata prevista per più per la situazione sanitaria che per i contagi, la beffa è doppia.
«Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale e annichilirla», ha dichiarato Spirlì che, annunciando la volontà di fare ricorso. «È piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l'ordinanza ministeriale», ha sottolineato, poi ha aggiunto: «Non capisco la volontà, evidentemente preconcetta, di chiudere una regione i cui dati epidemiologici non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura. Altre regioni, con dati peggiori dei nostri - ha continuato il presidente facente funzione - non sono state inserite neanche nella zona arancione. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali l'esecutivo ha deciso di uccidere questo territorio».
Lo stesso Spirlì ieri ha incontrato alla Cittadella regionale i rappresentanti delle categorie produttive calabresi: «Siamo insieme a voi in questa battaglia per la libertà, consapevoli di aver fatto, fin dal mese di marzo, tutto quanto era nelle nostre possibilità per sostenere un comparto, quello sanitario, sul quale non abbiamo alcun potere». Il governatore reggente non nasconde infatti le croniche criticità del sistema ospedaliero, pur avendo dato la massima disponibilità a lavorare insieme al commissario, il generale Cotticelli.
«Eppure in queste settimane siamo comunque riusciti a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo. I dati ufficiali lo confermano: i posti in terapia intensiva sono al 6%, la soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%».
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