Il Covid rallenta, l'Italia riparte. Malgrado i rematori contro No Vax, la forza collettiva del motore del vaccino ci sta portando fuori dalle secche della pandemia. Ieri l'Iss ha certificato nella messa cantata settimanale quello che noi scriviamo ogni giorno nei nostri bollettini: i numeri stanno recedendo. A quasi due settimane dalla riapertura delle scuole, un ottimo segnale.
I NUMERI
Scendono tutti. L'indice Rt cala in una settimana da 0,85 a 0,82, mentre i nostri calcoli aggiornati a ieri ci dicono che l'incidenza è di 43,92 casi ogni 100mila abitanti, inferiore del 16,52 per cento rispetto ai 52,61 dell'11-17 settembre. I morti conteggiati ieri sono 52, nell'ultima settimana sono stati 370, l'8,61 per cento in meno rispetto ai 405 della settimana precedente. Ieri i ricoverati totali erano 4.042 (4.477, -9,72 per cento), quelli in terapia intensiva 489 (525 di sette giorni fa, -6,86 per cento). Secondo il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro la curva flette in tutte le fasce d'eta, anche quelle più giovani tranne «la fascia di età 0-9 anni». Solo la Sicilia ha ancora numeri da giallo.
LE VACCINAZIONI
Ieri si sono toccate le 83.533.734 somministrazioni, con un totale di 41.721.856 completamente vaccinate, il 77,25 per cento degli over 12. Si avvicina quindi la soglia dell'80 per cento, che secondo Lab24, al ritmo attuale di 215.858 punture quotidiane, sarebbe raggiunto il 1° ottobre. Crescono le prime dosi nel periodo 20-23 settembre rispetto al 13-16 in particolare tra i cinquantenni (+79 per cento), i quarantenni (+62) e i trentenni (+41). Sui vaccini è di ieri il chiarimento dell'Iss secondo cui i farmaci a mRNA come Pfizer e Moderna sono raccomandati a tutte le donne in allattamento e in gravidanza ma solo nel secondo e terzo trimestre mentre «a oggi sono ancora poche le evidenze relative a vaccinazioni eseguite nel primo trimestre».
I DIPENDENTI PUBBLICI
Ritorno alla normalità anche per la gran parte dei dipendenti pubblici, con la firma del premier Mario Draghi sul decreto che dal 15 ottobre fa cessare lo smart working come modalità ordinaria di lavoro nella pubblica amministrazione. Insomma, riaprono gli sportelli. «Si apre l'era di una nuova normalità - dice il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta - e si completa il quadro avviato con l'estensione dell'obbligo di green pass a tutto il mondo del lavoro». Brunetta annuncia anche un decreto ministeriale per fornire «indicazioni operative affinché il rientro negli uffici sia rispettoso delle misure di contrasto al Covid-19 e coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti». Lo smart working non scomparirà del tutto ma sarà disciplinato da un contratto che per il ministro potrebbe essere «maturo nell'arco di un mese».
SCUOLA
Ieri il sottosegretario Sileri ha aperto alla possibilità di quarantene light nelle scuole in caso di positività, e che venga limitata a compagni di banco senza che venga estesa a tutta la classe nel momento in cui i test risultassero negativi per tutti. «Tutto dipenderà da quella che sarà la circolazione del virus nelle prossime settimane, ma è inevitabile che questo accadrà».
STADI, CINEMA E TEATRI
Si corre verso la riapertura dei luoghi di intrattenimento a capienza piena o quasi. Il governo potrebbe decidere già la prossima settimana. «Lunedì vi è un'altra riunione del Cts, io credo che i tempi siano maturi», ha detto a Sky Tg24 il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Che però fissa dei paletti: «È chiaro che deve essere fatto con gradualità anche in base al tipo di attività». Si ipotizza una percentuale dell'80 per cento. Quanto agli eventi sportivi, ieri il sottosegretario Valentina Vezzali ha detto che si va «verso il 75 per cento all'aperto e il 50 per cento al chiuso. L'obiettivo è arrivare gradualmente alla presenza totale». Serve però maggiore attenzione sulle mascherine, che in pochi indossano sugli spalti, come dimostrano anche le immagini tv. Per palestre e piscine si va verso l'abolizione di ogni vincolo (salvo naturalmente il green pass).
IL TEST SALIVARE
La circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, conferma che i test salivari non possono essere parificati ai tamponi oro-nasofaringei, «in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità». Quindi non sono utili all'ottenimento del green pass. Una decisione che irrita il leader della Lega Matteo Salvini: «Noi contiamo che tutti i tamponi possano essere utili ai fini del green pass. Anche perché a metà ottobre se non si usa il buon senso, noi condanniamo all'isolamento milioni di italiani che hanno avuto il Covid e sono guariti dal Covid. Occorre buon senso ed equilibrio e che i tamponi siano a carico dello Stato non a carico del lavoratore o dell'impresa».
Via libera all'uso dei test salivari per il monitoraggio dei bambini in ambito scolastico, per operatori sanitari e socio-sanitari in ambito lavorativo o i individui fragili con scarsa capacità di collaborazione come anziani e disabili.
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