Un bel paradosso per Mario Draghi. Da presidente della Bce ha avuto a che fare con tassi di inflazione troppo bassi; oggi da premier italiano, si ritrova con la minaccia di una ripresa del carovita che rischia di compromettere la ripresa post Covid. Già da un paio di settimane i mercati e la politica sono alle prese con gli allarmi inflazione. Prima ridimensionati, poi alimentati di nuovo dalla nave incagliata nel canale di Suez.
Ma il problema nasce prima e le associazioni di categoria hanno dato l'allarme già da tempo. L'Ance, l'associazione costruttori ha denunciato rincari «non più sostenibili» ad esempio quello «del 130% dell'acciaio, del 40% dei polietileni, del 17% del rame e del 34% del petrolio», tanto che tanti cantieri, rischiano di bloccarsi, ha denunciato l'associazione presieduta da Gabriele Buia. In difficoltà le imprese che hanno ottenuto appalti o che hanno semplicemente fatto preventivi a committenti basandosi sui prezzi delle materie prime pre-Covid. In imbarazzo la politica che, a causa dei rincari, rischia di compromettere l'effetto sulla produzione di misure costose, dai ristori alle aziende in crisi agli investimenti del Recovery fund.
In difficoltà anche l'industria. Quella metalmeccanica fa fatica a comprare alluminio e, ancora una volta, a reperire alcuni tipi di acciaio. Federmeccanica, che fin a pochi mesi fa denunciava una contrazione della domanda interna e internazionale, oggi fa i conti con una crisi dell'offerta senza precedenti. Per dare un'idea, i prezzi dell'alluminio in un anno sono cresciuti più del 50%. I prezzi alla produzione stanno crescendo un po' ovunque.
La Banca centrale europea e la Federal Reserve sono concordi nel sostenere che l'inflazione, se ci sarà, sarà legata ad eventi transitori e che quindi non inciderà a lungo. Valutazioni fatte al netto dell'incidente nel canale di Suez e il conseguente blocco del traffico tra Asia ed Europa, che sta aggravando i costi e i tempi di trasporto via nave delle merci, visto che per il momento è inevitabile il passaggio per la rotta a Sud dell'Africa. C'è poi la penuria di container, ha segnalato ieri Silvia Moretto, vicepresidente Confetra (Confederazione dei trasporti e della logistica italiana) secondo la quale il tutto porterà a «inevitabili aumenti di prezzo al consumo».
Persino l'agricoltura e il settore alimentare rischiano di risentire del blocco del canale. Coldiretti ieri ha denunciato il rallentamento degli scambi commerciali con la Cina. «Si temono difficoltà per tutti i principali prodotti nazionali confezionati trasportati via nave, dal vino all'olio extravergine». Ma ci sono problemi con l'import, ad esempio «sono bloccati gli arrivi di quasi 70 milioni di chili di concentrato di pomodoro cinese». Crisi che si è innestata sui problemi già provocati dalla pandemia, che ha già portato i prezzi dell'alimentari a livello mondiale al livello massimo da quasi sette anni «trainati dalle quotazioni in aumento per zucchero, oli vegetali, cereali, latte e carne», secondo Coldiretti su dati Fao. Difficile per i consumatori distinguere gli effetti di Suez da quelli del Covid. Quello che è certo è che in questi giorni le associazioni consumeristiche sono tempestate da proteste per la mancata consegna di elettrodomestici.
E che i concessionari di automobili allungano i tempi delle consegne. La causa, nota da tempo, è la penuria di microchip. C'è chi sta facendo incetta per il post virus. Un'avvisaglia delle prossime tensioni geopolitiche su uno schema già visto: la competizione mondiale sui vaccini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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