ll governo "lima" il dl Rave. Reato con musica e rischi

Escluse le "occupazioni" di altro genere, rimane la confisca dei beni utili per organizzare i party

Un'immagine del rave di Modena di qualche giorno fa
Un'immagine del rave di Modena di qualche giorno fa

Detto, fatto. Dopo le polemiche, in parte interne alla stessa maggioranza, cambia la norma anti-rave del governo, con un emendamento dell'esecutivo che ne riscrive il testo e modifica non più l'articolo 434 ma il 633, che acquista un bis. Il reato è ora limitato a colpire «chiunque organizza e promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento», e questo solo se «dall'invasione deriva un concreto pericolo» per la salute o per l'incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene.

Escluse dunque le «occupazioni» di altro genere, come quelle a fini abitativi o di scuole e università da parte degli studenti, come pure cortei e manifestazioni pubbliche. La nuova fattispecie è dunque più calzante rispetto al fenomeno dei free party che era l'obiettivo della norma, che inoltre prende di mira i promotori delle feste illegali, mentre i partecipanti restano punibili solo in base all'articolo 633 del codice penale, che riguarda l'invasione di terreni o edifici. Se i confini della norma anti-rave sono più limitati e definiti, viene invece estesa la previsione della confisca dai beni utilizzati per organizzare il party e dunque per commettere il reato, anche agli eventuali «prodotti o profitti» del rave, mentre resta identica la pena prevista da 3 a 6 anni, oltre a multe da mille a 10mila euro che lascia dunque aperta la porta all'utilizzo delle intercettazioni, un punto su cui anche parte della maggioranza non sembrava convinta.

Soddisfatto il Guardasigilli, Carlo Nordio, secondo il quale «con questo emendamento al decreto-legge anti-rave, il governo perfeziona la norma, rendendo più efficace il contrasto delle condotte illecite che si vuole perseguire». Il voto per le modifiche proposte dal governo, come pure per gli altri 90 emendamenti al dl rave, inizierà martedì prossimo, 6 dicembre, in commissione Giustizia, per sbarcare poi in Aula lunedì 12 dicembre. Tra le altre proposte di modifica, anche quella, presentata dal capogruppo azzurro in commissione Giustizia, Pierantonio Zanettin, che prevede l'impossibilità per il Pm di fare ricorso in caso di sentenza di assoluzione. Lo stesso Zanettin elogia l'emendamento del governo che «fuga i dubbi di costituzionalità» della formulazione precedente, e plaude anche alla distinzione del «ruolo tra promotore e partecipante, proprio come avevamo chiesto noi». Formulazione migliorata anche secondo il sottosegretario leghista alla Giustizia, Andrea Ostellari, e per il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che registra il recepimento di «molte delle richieste avanzate da Forza Italia, a cominciare proprio dalla tipizzazione del reato» e rimarca come «tutto ciò impedisce, senza più ombra di dubbio, di applicare questa norma a chi protesta in piazza o occupa una scuola». Ancora dubbi, invece, dall'opposizione. Per Enrico Costa di Iv-Azione il testo a cui si arriva con l'emendamento del governo è certamente un «passo avanti», ma la norma anti-rave secondo lui anche nella nuova formulazione «non va ancora».

Concede ancora meno la responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando, che dopo aver registrato la «marcia indietro» del governo, boccia comunque «un testo che resta inutile» e che ha pene, conclude la parlamentare dem, «sproporzionate» e «inaccettabili».

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