
Forse Putin non vorrà scatenare la terza guerra mondiale come sostiene Zelensky, di sicuro sta accelerando tutte le operazioni possibili, purtroppo a spese dei civili ucraini, che gli consentano di raggiungere una posizione di favore ai tavoli negoziali. Negli occhi dell'opinione pubblica mondiale ci sono ancora le tremende immagini del massacro di Sumy, dove le bombe a grappolo montate sugli Iskander hanno provocato 35 morti nella domenica delle Palme. Il ministro degli esteri russo Lavrov ha confermato che le truppe hanno colpito la città, sostenendo che l'obiettivo era «la sede di una riunione tra leader militari ucraini e della Nato, direttamente responsabili di quanto accaduto. Oltre 60 di loro sono rimasti uccisi». Secondo Mosca a Sumy sarebbe morto il vice comandante della 26ª brigata di artiglieria, il colonnello Yuriy Yula. La notizia tuttavia non è stata confermata da Kiev. Il portavoce del Cremlino Peskov stravolge ulteriormente la realtà dei fatti, denunciando Kiev «di aver usato la popolazione come scudi umani». Gli risponde Zelensky, scrivendo su X che «tutti gli obiettivi colpiti sono civili: edifici, appartamenti, negozi, un benzinaio. E come se non bastasse la notte scorsa i russi hanno bombardato anche Slovyansk, Uman, Kharkiv, Beryslav, altre città e villaggi». Altri missili in giornata hanno investito Kharkiv, Kupyansk e Odessa, provocando la morte di 7 persone e il ferimento di una ventina.
Sumy e il suo oblast sono a ridosso di quel Kursk che i russi hanno quasi completamente liberato, ma le azioni di campo degli ultimi giorni vedono l'orso di Mosca rifilare micidiali zampate un po' su tutti i fronti caldi del conflitto. La situazione è drammatica nel Donetsk, all'altezza di Pokrovsk, dove si è reso necessario ieri mattina evacuare la popolazione a ridosso degli scontri. Foto e video in rete mostrano agenti di polizia che aiutano i residenti ad abbandonare città mentre in sottofondo si sentono i suoni sinistri delle bombe russe. Pokrovsk è da otto mesi l'obiettivo di un'offensiva brutale dell'esercito russo che punta a sfondare le linee nemiche in quella zona per poi procedere verso la regione del Dnipropetrovsk attraverso l'autostrada. Mosca prova il tutto per tutto, affidandosi anche a mercenari. Proprio in questi giorni i social cinesi sono inondati di video promozionali in cui i russi offrono l'equivalente di 20mila euro come bonus per la firma di un contratto e 2mila di stipendio mensile. Si tratta di una paga tre volte più alta di quella che i soldati di Pechino percepiscono in patria. Iniziative simili anche in Irak, Kazakhistan e Ghana.
Per frenare le avanzate russe sarebbe necessario un supporto aereo, oltre all'addestramento ormai completato di 73mila soldati. Ne è convinta il capo della diplomazia europea Kallas, che ha sostenuto la posizione del futuro cancelliere tedesco Merz (che invoca più attacchi ucraini in Crimea) sulla fornitura di missili a lungo raggio Taurus. L'Ue inoltre spedirà a Kiev 2 milioni di proiettili.
Nel frattempo il ministero della Difesa russo ha accusato l'Ucraina di aver lanciato otto attacchi con 227 droni contro infrastrutture energetiche. Velivoli kamikaze di Kiev hanno provocato la morte di 3 civili nel Kursk.
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