La Lombardia locomotiva dei vaccini, dove sono finiti i detrattori?

Politici, intellettuali, giornalisti, influencer per mesi hanno dipinto il Pirellone come simbolo di inefficienza per colpire Attilio Fontana e l'amministrazione di centrodestra: ora non parla più nessuno

La Lombardia locomotiva dei vaccini, dove sono finiti i detrattori?

La campagna vaccinale della Regione Lazio, pur indiscutibilmente efficace, sta assumendo dei contorni narrativi quasi mitologici, tanto viene incensata a reti unificate. Passa sotto silenzio totale, invece, la prestazione della Lombardia, prima nella graduatoria delle somministrazioni giornaliere, prima nella percentuale di sieri inoculati in proporzione alla disponibilità.

Giusto poche ore fa il Ministro della Salute Roberto Speranza in Senato invitava i partiti sia d'opposizione che di governo a "non fare politica su un'epidemia". Solo quando però i bersagli delle critiche sono lui e il suo dicastero. Perché sulla Regione Lombardia, invece, di strumentalizzazioni se ne possono fare eccome. E lo si evince dal fatto che in Italia non si posa nemmeno sussurrare la verità: e cioè che dopo un anno intero di battaglie mediatiche, la campagna di vaccinazione messa in piedi da Guido Bertolaso, Letizia Moratti e dal governatore Fontana è praticamente perfetta.

Ma, essendo amministrata dal centrodestra, deve essere demonizzata, oppure tenuta sotto una coltre di silenzio.
Non una parola di giubilo è arrivata da Selvaggia Lucarelli, ad esempio, che ha sempre raccontato la gestione della pandemia in Lombardia con toni a dir poco catastrofici, con commenti trancianti del tipo "una fine ingloriosa locomotiva d'Italia".
Non una parola nemmeno da Fedez e Chiara Ferragni, che appena un mese fa erano scesi in guerra aperta contro il Pirellone proprio per i ritardi della campagna vaccinale.
Peccato invece non riesca a stare in silenzio Danilo Toninelli, il senatore 5 stelle campione olimpico di gaffe, che a marzo parlava di "caos vaccini" in Lombardia e di "fallimento della Giunta guidata da Fontana" con un invito molto chiaro: "Si facciano da parte".

Ancor prima, a inizio anno, Pd, grillini e Italia Viva avevano manifestato sotto il palazzo della Regione per chiedere lo scioglimento della giunta guidata da Fontana. A scatenare la protesta il caso dei guariti non conteggiati che ha portato allo scontro Regione e Governo.

La lista di detrattori strumentali è davvero lunghissima, ma alcune note curiose che vale la pena citare riguardano ad esempio la sezione di Articolo 1 di Cremona (il partito di Speranza, sempre lo stesso Speranza che "non vuole che si faccia politica su un'epidemia). In una nota di poche settimane fa tracciava un ritratto praticamente comatoso della Regione, ovviamente nel segno della destra: "Dalle politiche formigoniane, che sappiamo a cosa hanno portato, alla riforma Maroni, fino alla incapacità di Fontana c’è una continuità disarmante nel degrado della sanità lombarda".

In occasione della nomina di Letizia Moratti come assessore al Welfare, politici come i capogruppo grillino in Regione, Massimo De Rosa, dicevano: "Pensare di rifarsi un’immagine sostituendo gente nominata da loro stessi è assurdo. La Regione Lombardia è in mano agli umori politici di Salvini, il Presidente continua ad essere l’ombra di stesso, non decide più con la sua giunta ma con quello che Salvini decide di fare. Forse ad andare a casa deve essere proprio Fontana", testate come Wired titolavano "Neanche un mese di Letizia Moratti e già ci manca Giulio Gallera", e l'immancabile Marco Travaglio, per commentare sui social un pezzo di Barbacetto e Cacciavillani, scriveva: "Siamo in buone mani. Quelle di Letizia Moratti. Per i santoni ha sempre avuto una gran passione, a cominciare da Vincenzo Muccioli [in riferimento al sostegno della famiglia Moratti al fondatore della comunità di San patrignano, NdR]".

Travaglio, in effetti, è lo stesso che ridicolizzava Bertolaso e i

suoi ospedali Covid definiti "flop" e invece risultati fondamentali per fronteggiare la seconda e terza ondata di Covid.
Della Regione Lombardia si può parlare, insomma, ma solo per dipingerla come un girone dantesco.

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