Lombardia, la mascherina resta. E Zaia: "Al mare troppe libertà"

Fontana allunga: "L'obbligo attivo fino a metà luglio". In Veneto tamponi alle badanti per spegnere i focolai

Lombardia, la mascherina resta. E Zaia: "Al mare troppe libertà"

In Lombardia le mascherine restano obbligatorie per (almeno) altri quindici giorni. Poi si vedrà. I dati dei nuovi contagi sono buoni, i focolai sono sotto controllo ma è meglio non rischiare. La delibera regionale in teoria scade oggi ma è stata rinnovata. L'obbligo è stato introdotto per la prima volta il 5 aprile, inizialmente per una sola settimana, poi è stato via via prorogato. Prevede l'uso di una mascherina o, in mancanza d'altro, di un foulard o una sciarpa.

Il presidente Attilio Fontana ha scelto la via della prudenza, consigliato dalla task force di esperti sull'emergenza Covid. Nei giorni scorsi anche l'assessore al Welfare Giulio Gallera aveva anticipato la linea: «Saremo cauti, non vogliamo sorprese». E così sarà. Anche perché bisogna considerare la quota dei trasgressori che non rispettano le misure di sicurezza. Quindi è bene muoversi a piccoli passi, almeno finché non si capirà quale sarà il reale andamento del virus.

Seppur prudente sulle mascherine, la nuova delibera lombarda non cambia la linea sui tamponi. Però specifica meglio come e quando farli: si procederà per categorie e aree di rischio, così come per i test sierologici, a cominciare da Rsa, ospedali, ex zone rosse.

Stringenti le regole per bloccare sul nascere i focolai: se verrà trovato un caso in un condominio, tutto il palazzo verrà sottoposto a controlli. Idem negli istituti. Ovviamente con un certo criterio.

La cautela lombarda viene evocata anche in Veneto dove il presidente Luca Zaia sprona a non levare la mascherina, almeno negli ambienti chiusi. «Siamo preoccupati - ammette - nonostante si dica che il virus abbia diminuito la propria forza, per l'utilizzo della mascherina: è diventato come la festa della libertà non portarla. Io non posso fare come Catone il Censore, ma stiamo mettendo a repentaglio un grande lavoro. Invito tutti a stare nei binari del sostenibile. A maggio abbiamo detto ai cittadini che avremmo trasferito la responsabilità dall'istituzione pubblica al singolo privato. Siamo artefici del nostro futuro».

La situazione in Veneto non è preoccupante ma è necessario non abbassare la guardia. Attualmente ci sono 22 focolai. Dal 31 maggio al 7 giugno ce ne sono stati 75, la settimana successiva 56, poi 35. Insomma, un andamento che non sta per preannunciare nessun allarme. Ma se si esagera nel non rispettare le norme potrebbe anche degenerare.

Poiché uno dei focolai veneti riguarda un nucleo di badanti moldave (e quindi ha destato preoccupazione perché avrebbe potuto contagiare parecchi anziani), Zaia ha deciso di rendere obbligatorio e gratuito il tampone per tutte le badanti in arrivo in Italia. «Vengono da fuori, da altri sistemi sanitari - spiega - e hanno rapporto con persone a rischio come anziani o malati».

Un appello ai cittadini arriva anche dal ministro della Salute Roberto Speranza che finalmente, dopo quasi due mesi di locali affollati, piazze stracolme per manifestazioni o festeggiamenti, e spiagge come-se-niente-fosse, comincia a porsi qualche domanda. «Le immagini degli assembramenti mi preoccupano ma ho fiducia nei cittadini. Una seconda ondata è possibile, non ci sono scienziati che possano escluderla con certezza, è possibile ma non certa.

Bisogna continuare a rafforzare il Servizio sanitario nazionale perché se torna il virus dobbiamo esser più bravi a gestirlo, rafforzando ospedali, la capacità di rintracciate il virus sul territorio e possibili focolai. È necessario - ha spiegato - mantenere un alto livello di attenzione. Dopo tante settimana c'è la volontà naturale di ripartire, ma dobbiamo farlo rispettando le regola fondamentali».

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