Tante promesse e pochi fatti. Un fracasso assordante. Un dramma nel dramma. Accuse e contro accuse. Volano stracci tra la Regione Lombardia e l’Inps, tanto che la prima è pronta a querelare la seconda. Al centro del contendere i ritardi sul pagamento della cassa integrazione e i sussidi. Siamo nella fase 2 ma, ancora oggi, c’è chi purtroppo deve fare i conti con problemi e difficoltà relativi alla fase 1. Qualcosa che si sperava essere ormai superato. È questo il caso dei lavoratori e delle aziende ancora in attesa del riconoscimento della Cig.
In molte regioni italiane, infatti, la cassa integrazione non è ancora arrivata. Diverse sono le aziende e i contribuenti che sono ancora in attesa di un riscontro per quanto riguarda il riconoscimento o meno della misura. Le domande sono bloccate e i lavoratori, giustamente, chiedono risposte. Nei giorni scorsi sono stati rivolti appelli al governo e all’Istituto di previdenza. Ma le cose ancora non funzionano. Migliaia di persone sono in casa senza poter lavorare. Le imprese hanno cessato la loro attività, dovendo rinunciare a una parte decisamente importante del proprio fatturato.
Sono situazioni in cui le difficoltà non mancano. Per questo motivo i ritardi della Cig, fin da subito, sono stati argomento di discussione e malessere. L’Inps ha voluto mettere in chiaro le cose. Eventuali ritardi sarebbero da attribuire alle regioni che non hanno trasmesso le richieste o che non lo hanno fatto nei tempi previsti. Ma i ritardi sono diffusi. Non riguardano solo la Lombardia. Si sono verificati anche in Piemonte e in Sicilia, dove tantissime sono le persone in attesa di ricevere risposte. Stessa situazione in Emilia Romagna.
Quello con cui devono confrontarsi aziende e lavoratori è un sistema inefficiente. La burocrazia non aiuta. Problema che non può che fare male agli affari. "Ormai da settimane assistiamo a un quotidiano scaricabarile da parte dell’Inps sulle Regioni per giustificare i mancati pagamenti della cassa integrazione che il governo aveva assicurato sarebbero avvenuti entro fine aprile. L’ultima evidenza della confusione che regna all’Inps e, che genera la diffusione di vere e proprie fake news, lo si trova sul proprio sito. E riguarda report giornaliero appena pubblicato", chiarisce imbufalita in una nota la Regione Lombardia.
Non si capisce come mai solo in corrispondenza della Lombardia ci siano due righe con numeri di pratica diversi: in una, risultano decretate da Regione appena 37 domande di cui autorizzate 33. Nell’altra, 19.807 di cui autorizzate 6.484. Mentre i decreti trasmessi dagli uffici regionali sono 48.209 come risulta dal sito di Regione Lombardia dove sono pubblicati i dati assieme agli stessi decreti.
Stranamente è cambiata anche la struttura dell’intero report dell’Inps: la tabella relativa alle domande gestite dalle Regioni al 27 aprile aveva tre colonne in più, in cui veniva pubblicato anche il numero delle prestazioni già pagate dalla stessa Inps e dei lavoratori beneficiari. "Insomma, non siamo solo di fronte a uno sconcertante disallineamento tra banche dati. Siamo di fronte a una vera e propria alterazione di dati".
Accuse pensanti che il governo della regione, presieduto da Attilio Fontana, rivolge all’Istituto di previdenza. Le cose non vanno bene. Così non funziona. I ritardi rischiano di peggiorare una situazione che ha per protagonisti personaggi già straziati dall’emergenza sanitaria. Ora anche l’economia che non va: davvero troppo.
Regione Lombardia ha costituito anche un fondo regionale per favorire l’anticipazione delle indennità a tutti i lavoratori in cassa integrazione, inclusi quelli gestiti interamente dall’Inps. Lo fa già dal 2014 dando ampia prova della propria serietà. "Se l’Inps continuerà a diffondere notizie infondate e faziose, la Lombardia si difenderà nelle sedi opportune", conclude la nota.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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