C'è chi li ha ribattezzati i «Tre Tenori». Del resto, il palcoscenico sul quale si sono presentati, quello del Radio City Music Hall di New York, è abituato alle grandi esibizioni. Tre decadi di presidenze Dem - Bill Clinton, Barack Obama e Joe Biden - tre diverse incarnazioni del progressismo Usa, si sono presentate insieme in una dimostrazione di forza, che puntava a scacciare le nubi poco rassicuranti che si addensano sulla strada che porta da qui al voto del 5 novembre.
È toccato al 77enne Clinton e al 62enne Obama fare da spalla all'81enne Biden, che ha proprio nell'età uno degli handicap più evidenti nella sua corsa elettorale. Se contassero i fondi presenti nelle casse delle campagne e non i voti depositati nelle urne, Biden potrebbe già lavorare alla stesura del discorso per la sua nuova inaugurazione. Stando ai dati aggiornati alla fine di febbraio, la sua campagna può contare su 155 milioni di dollari di cash, rispetto ai 37 milioni di Donald Trump. Dati che tengono conto di altri parametri, aggiornati alla scorsa settimana, indicano invece un gap a favore del presidente di 40 milioni di dollari. Un vantaggio al quale vanno aggiunti i 25 milioni raccolti nella serata newyorchese, organizzata come un grande concerto pop, con diversi livelli di accesso, a seconda delle cifre pagate. Per assistere al talk show dei tre presidenti, moderato dalla star televisiva Stephen Colbert, con performance musicali di artisti come Queen Latifah, Lizzo e Ben Platt, si partiva da un minimo di 250 dollari a biglietto. Una donazione da 100mila dollari garantiva una foto insieme ai tre leader Dem. Con 250mila dollari si aveva accesso ad uno dei ricevimenti post serata, con mezzo milione a un party ancora più esclusivo. Tra gli ospiti, da Anne Winthour in giù, i volti più noti e ricchi del jet set newyorchese di stampo Dem. Archiviata la festa e le generose donazioni, per Biden rimangono i problemi. Tra i commentatori Usa più preoccupati c'è chi fa esplicito riferimento al 'commissariamento' al quale sarebbe stato sottoposto da parte dello Stato Maggiore democratico l'anziano presidente, che stenta a decollare nei sondaggi. Una situazione impietosamente esposta in un retroscena del New York Times, che parla di telefonate periodiche di Obama al capo dello staff di Biden, Jeffrey Zients, e ai responsabili della campagna. Da parte dell'ex presidente ed ex boss di Biden, hanno raccontato fonti interne alla Casa Bianca, c'è «grave preoccupazione» per la possibilità di una vittoria di Trump. Ma i numeri parlano chiaro: Biden è in difficoltà negli Stati-chiave nei quali si vince la Presidenza. Quanto ad una sconfitta per «via giudiziaria» del tycoon, tra gli strateghi democratici sono ormai in pochi a contarci.
Il tycoon, da parte sua, non intende mostrare punti deboli, nemmeno sul fronte finanziario, dopo aver rischiato il sequestro giudiziario dei suoi grattacieli più pregiati. Attraverso il Finacial Times ha fatto trapelare che per la prossima settimana sta organizzando in Florida un evento elettorale, con star dell'universo repubblicano, nel quale punta a raccogliere 33 milioni di dollari.
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