Un film drammaticamente già visto. Una tragedia in quella che di fatto è una tragedia quotidiana come da sempre ogni guerra rimane. Ma è evidente che quando a essere colpiti sono i pazienti ricoverati in un ospedale, tutto diventa ancora più pesante. L'ospedale al-Shifa, il principale di Gaza, è di fatto isolato. Inaccessibile, senz'acqua, senza corrente elettrica o rifornimenti alimentari. E il rimpallo di responsabilità tra Hamas, che accusa Israele di assediare la struttura, e Gerusalemme, che spiega di non averlo mai colpito e che anzi, come già accaduto 20 giorni fa all'ospedale battista Al-Ahlnel, accusa un razzo partito dalla Striscia di aver colpito l'ospedale, non attenua difficoltà e drammaticità della situazione.
Fonte uno: la notte scorsa l'esercito israeliano ha stretto l'assedio anche con i carri armati, intorno all'ospedale. «Ci sono più di 100 corpi avvolti da lenzuola nel complesso dell'ospedale - ha detto il direttore generale del ministero, Munir Al-Bursh - L'evacuazione dei feriti è impossibile». Non solo. Per via delle condizioni impossibili, un neonato prematuri è morto a causa della mancanza di elettricità con l'unità di terapia intensiva neonatale che ha smesso di funzionare. «C'è un rischio reale per la vita di altri 38 prematuri», spiegano dall'ospedale.
Fonte due: l'esercito israeliano assicura di non aver sparato sull'ospedale di Gaza City e ha addossato la responsabilità dell'accaduto ad un lancio fallito di un razzo da parte delle fazioni palestinesi. «Non ci sono sparatorie e non c'è alcun assedio», dice Moshè Tetro, responsabile del Cogat, l'ente militare di governo israeliano dei Territori. Un altro portavoce dell'esercito israeliano spiega che «da settimane facciamo forzi per evacuare gli ospedali, che sono divenuti posti molto pericolosi. Devono essere evacuati per consentire all'esercito di affrontare Hamas, che li ha trasformati in postazioni fortificate».
Le certezze sono, in ogni caso, almeno due. La prima è l'importanza dell'ospedale di al-Shifa, il centro medico più grande dell'intera Striscia di Gaza. Tre i reparti, medicina interna, ostetricia-ginecologia e pediatria, e quello di chirurgia che ha un proprio edificio distaccato. Situato nel quartiere di Rimal, a Nord di Gaza City nei pressi del porto, è un punto di riferimento per la popolazione della Striscia e dall'inizio della guerra è diventato anche rifugio per migliaia di civili palestinesi in cerca di riparo dalle bombe. E qui si arriva alla seconda certezza, il fatto che Hamas utilizzi strutture civili, tra cui lo stesso ospedale, come rifugio e per miliziani e depositi di armi. Anche il leader del movimento a Gaza Yahya Sinwar è sospettato di nascondersi sotto l'al-Shifa. Soltanto ieri in un asilo di Beit Hanoun, sono stati ritrovati esplosivi e munizioni, ennesima conferma della strategia di Hamas.
Le Forze di difesa israeliane ieri hanno esteso a 7 ore, dalle 4 precedenti, le pause umanitarie nel Nord della Striscia per consentire l'evacuazione dei civili verso i corridoi umanitari mentre oggi riaprirà il valico di Rafah verso l'Egitto per chi ha passaporto straniero. Nel contempo, l'esercito israeliano continua la stretta sui rifugi di Hamas. In un raid è stato ucciso Ahmed Siam, comandante di compagnia del gruppo terroristico, accusato tra l'altro di usare un migliaio di civili come scudi umani. Siam è stato ucciso mentre si nascondeva all'interno di una scuola insieme ad altri miliziani. L'esercito informa che sono già 11 le roccaforti di Hamas di cui ha preso possesso dall'inizio del conflitto. Con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che lancia un chiaro monito a Hezbollah: «Quello che facciamo a Gaza lo possiamo fare a Beirut. Hezbollah è vicino a commettere un grave errore, sta trascinando il Libano in guerra».
Mentre Netanyahu in serata conferma la sua linea: «Andremo avanti fino a che Hamas non sarà eliminata». E attaccato l'Autorità nazionale palestinese. «Non consentiremo a chi non ha condannato la strage per oltre 30 giorni di controllare Gaza il giorno dopo».
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