Aleksei Navalny ha vinto il premio Sakharov per la libertà di pensiero, che viene assegnato ogni anno dal Parlamento europeo. Navalny ha superato la concorrenza di altre due candidature, quella della politica boliviana Jeanine Anez e quella di un gruppo di undici donne afgane che si oppongono al potere oscurantista dei talebani a Kabul. Si tratta del secondo importante riconoscimento in poche settimane per l'opposizione in Russia, dopo che il direttore del quotidiano Novaya Gazeta, Dmitry Muratov, aveva ottenuto il Nobel per la pace. Il premio è intitolato al più famoso dei dissidenti sovietici, l'illustre fisico che negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso subì persecuzioni e l'esilio interno per motivi di opinione. Sakharov, che nel 1975 aveva a sua volta ottenuto il Nobel per la pace, fu liberato con un gesto fortemente simbolico da Mikhail Gorbaciov nel 1986, e nel 1989 pochi mesi prima di morire fu anche eletto deputato nelle prime elezioni semi libere dell'Urss. Navalny, che è la principale figura dell'opposizione a Vladimir Putin, attende ancora il suo Gorbaciov, e langue dallo scorso gennaio in un carcere a 200 chilometri da Mosca dopo una condanna basata su accuse pretestuose.
«Signor Putin, liberi Aleksei Navalny. L'Europa chiede la sua libertà e quella di tutti gli altri prigionieri politici»: questa la richiesta resa pubblica ieri dal Partito popolare europeo, e fatta propria a nome dell'intero Parlamento dalla sua vicepresidente Heidi Hautala. Il presidente dell'Europarlamento, David Sassoli, ha ricordato nel suo annuncio di ieri pomeriggio a Bruxelles che Navalny «ha condotto una strenua campagna contro la corruzione del regime di Vladimir Putin e, attraverso i suoi account social e le campagne politiche, ha contribuito a denunciare gli abusi interni al sistema riuscendo a mobilitare milioni di persone in tutta la Russia che hanno sostenuto la sua protesta. Per questo è stato avvelenato e imprigionato». Navalny, infatti, oltre che un politico è anche un coraggioso giornalista d'inchiesta, i cui video di denuncia hanno messo in difficoltà non solo Putin, ma anche il suo braccio destro Dmitry Medvedev e altri personaggi dell'onnipotente «cerchio magico» putiniano, ottenendo milioni di visualizzazioni e non esitando a rischiare per questo la libertà personale e la sua stessa vita.
La Fondazione anti corruzione Fbk ha definito l'attribuzione del premio Sakharov al suo fondatore Aleksei Navalny «una vittoria per tutti coloro che, anche nei tempi più oscuri, non hanno paura di dire la verità». Fare questo, nella Russia di oggi, comporta rischi molto seri: a parte il noto caso di Navalny, i giornalisti scomodi e gli oppositori politici uccisi in vent'anni di presidenza Putin e Medvedev sono circa trecento, una cifra impressionante che mette la Russia quasi in fondo alla classifica mondiale della libertà di stampa e di agibilità politica. Il nome più celebre delle vittime di questa persecuzione rimane quello di Anna Politkovskaya, che nell'ottobre 2006 pagò con la vita le sue denunce di un nascente regime su Novaya Gazeta.
Il premio Sakharov sarà consegnato nel corso di una cerimonia a Strasburgo in una sessione plenaria dell'Europarlamento in dicembre.
Estremamente improbabile che a Navalny, che il Cremlino si ostina a qualificare come un criminale comune e che nel carcere di Pokrov è stato inserito nella lista dei «terroristi ed estremisti», sia concesso di parteciparvi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.