L'Ue pretende l'assegno unico agli stranieri. Così i sussidi agli italiani saranno decimati

Attesa per la decisione della Corte di Giustizia europea

L'Ue pretende l'assegno unico agli stranieri. Così i sussidi agli italiani saranno decimati
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L'Unione europea rischia di affossare l'assegno unico e, fingendo di non vedere le responsabilità di Bruxelles, la sinistra ha dato vita a una surreale campagna politica contro il governo sostenendo che l'esecutivo voglia cancellare la misura nella nuova manovra. Eppure, come spiegato da Giorgia Meloni, la scrittura della finanziaria deve ancora iniziare ma, ha aggiunto la premier: «Stiamo dando battaglia in Europa proprio perché non si creino problemi, visto che la Commissione ci dice che dovremmo darlo anche ai lavoratori immigrati che ci sono in Italia e che di fatto vorrebbe dire uccidere l'assegno unico». E anche il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella è stata chiara sulla battaglia: «Il governo non sottrarrà mai un euro alle famiglie».

A luglio la commissione Ue ha infatti deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea poiché «nel marzo 2022 l'Italia ha introdotto un nuovo regime di assegni familiari per figli a carico ("Assegno unico e universale per i figli a carico"), in base al quale i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno 2 anni o i cui figli non risiedono in Italia non possono beneficiare della prestazione». Verrebbe da dire che si tratta di una decisione di buon senso: se non risiedi in Italia non hai diritto di ricevere un sussidio elargito dallo Stato italiano ma non la pensa così la Commissione Ue secondo cui si profila «un mancato rispetto dei diritti dei lavoratori mobili».

Se la Corte di giustizia europea dovesse accogliere la rimostranza avanzata dalla Commissione, la platea dei beneficiari si allargherebbe rischiando di affossare la misura. Secondo i dati Istat i beneficiari dell'assegno unico universale sono oltre sei milioni di famiglie e dieci milioni di figli per un valore di circa 20 miliardi di euro. L'assegno unico universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico attribuito per ogni figlio «fino al compimento dei 21 anni; senza limiti di età per i figli disabili». L'importo viene erogato a seconda dell'ISEE dei beneficiari «da un massimo di 199,4 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 17.090,61 euro a un minimo di 57 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 45.574,96 euro». Già oggi gli stranieri possono usufruire dell'assegno unico purché «il richiedente sia in possesso congiuntamente dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno», ciò significa che la misura è rivolta anche ai non italiani purché rispettino alcuni requisiti.

Nonostante lo stanziamento di 20 miliardi è evidente che gli attuali importi non sono alti e non costituiscono un incentivo per una giovane coppia per fare un figlio ma, allargare la platea dei beneficiari, significherebbe ridurre ulteriormente la cifra rendendola di fatto inconsistente. È difficile fare una stima esatta di quanti sarebbero i nuovi beneficiari se venisse approvata la richiesta dell'Ue, secondo l'Istat oggi il totale dei giovani da 0 a 18 anni con origine straniera sono 1 milione 300mila mentre i minorenni nati in Italia da genitori stranieri sono circa 1 milione. L'allargamento della platea di 1 milione significherebbe aumentare di un decimo i beneficiari riducendo perciò in proporzione gli importi e penalizzando i giovani italiani. Un'ipotesi che ha suscitato la dura reazione dei deputati della Lega in Commissione finanze: «No all'ennesima follia dell'Europa che vorrebbe imporci di dare l'Assegno agli immigrati che non risiedono in Italia.

L'Italia non è una slot machine: è un Paese serio e responsabile che pensa ai suoi cittadini». Ancora una volta l'Unione europea mette al primo posto i cittadini stranieri e a farne le spese rischiano di essere milioni di famiglie italiane.

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