Dopo aver raggiunto (in negativo) il record di sbarchi (sono 19.194 i migranti sbarcati sulle coste italiane dall'inizio dell'anno a oggi. Nello stesso periodo dell'anno scorso erano stati 5.135), un intero Sud Italia martoriato dall'arrivo degli immigrati e la minaccia di sciopero del primo cittadino di Lampedusa, il governo si sveglia dal letargo. E cerca di coprire il buco con una pezza, forse un po' troppo piccola. "Siamo stati convocati io e il presidente della regine Siciliana, Nello Musumeci, dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per mercoledi mattina a Roma". A dirlo all'Agi è il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. "Lo sciopero generale a Lampedusa è rinviato fino al mio rientro - ha aggiunto Martello - e le decisioni successive dipenderanno dalle risposte che arrivano dal governo centrale". All'incontro di mercoledì a Roma saranno presenti "i ministri competenti", tra cui quello dell'Interno, Luciana Lamorgese. Competenti - solo per materia e non per meriti - visto che negano l'evidenza e continuano a sostenere che "l'emergenza migratoria non esiste".
Nello Musumeci parla di un "incontro tecnico-operativo" dopo che solo qualche giorno fa la sua ordinanza di chiudere gli hotpsot della Sicilia è stata bocciata. I giudici/il governo gli si sono messi contro dichiarando che è competenza statale la gestione dei flussi migratori. Il governatore della Sicilia, dal canto suo, ha posto l'attenzione sull'emergenza sanitaria che sta sconvolgendo la vita dei cittadini della sua isola. Ma da Roma non ne vogliono sentire nemmeno parlare, i porti restano spalancati e i migranti continuano ad arrivare all'impazzata. Solo nelle ultime 48 ore sono arrivati in Sicilia più di mille migranti. "È stato quindi raccolto - ha aggiunto Musumeci - l'ennesimo invito che ho rivolto ieri al premier per un confronto. Al governo centrale porteremo le ragioni che hanno animato e continuano ad animare il nostro impegno, per dare finalmente una priorità a questa infinita emergenza sanitaria e umanitaria che si consuma in Sicilia, dopo un decennio di silenzi e omissioni di Roma e Bruxelles".
E proprio mentre il primo cittadino e il governatore della Sicilia commentano l'annuncio della convocazione a Roma, l'Ue mette le mani avanti. L'incontro tra governo e la Sicilia non può arrivare - pensano - alla drastica soluzione di chiudere i porti. E quindi? Quindi l'Unione europea, da sempre disinteressata ai problemi italiani, inizia a tirare le orecchie e lancia qualche avvertimento per mano del portavoce della Commissione Europea per le Migrazioni Adalbert Jahnz. "Per quanto riguarda ciò che sta avvenendo sull'isola di Lampedusa seguiamo la situazione da vicino e restiamo in contatto con le autorità italiane", ma "ogni azione presa deve essere conforme al diritto internazionale e al diritto d'asilo".
Durante il briefing on line con la stampa a Bruxelles, il portavoce della Commissione inizia a mettersi in mezzo ricordando all'Italia che non può fare come le pare. Perché l'Ue "lavora a stretto contatto con le autorità italiane sulle questioni migratorie".
E per tirare l'acqua al suo mulino e addolcire i toni, Jahnz ricorda anche la missione condotta in Tunisia, in cui sono stati promessi aiuti economici al governo, dal quale negli ultimi mesi sono aumentate le partenze di migranti irregolari verso le coste italiane. Anche se i risultati di questa missione ancora non si vedono.Per farla breve: Roma non pensi di incontrare la Sicilia e fare ciò che le pare. L'Ue osserva e controlla. L'ultima parola è - sempre - la sua. Purtroppo.
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