L'ultima crociata di Saviano: censurare Salvini sui giornali

Roberto Saviano propone una "obiezione di coscienza" dei media contro Salvini: "Non date notizia delle affermazioni gravi del ministro"

Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro
Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro

Parlare di ossessione è forse troppo. Ma Roberto Saviano sembra davvero aver trasformato in una ragione di vita la sua battaglia culturale (e politica) contro Matteo Salvini. Più il leghista conquista consensi, più lo scrittore s'indigna. E al crescere delle proposte ("propaganda", direbbe Saviano) del ministro, aumentano anche affondi e insulti da parte dell'autore di Gomorra.

Da quando Salvini ha chiuso i porti alle Ong e "dirottato" la Aquarius verso Valencia, Saviano non fa che vomitare insulti contro di lui. Ieri ha raggiunto lo zenit. Tra i termini usati a vario modo durante l'intervista su Radio Capital il vicepremier è stato accusato di inumanità e incapacità. Senza contare che lo considera pure il "ministro della crudeltà". Quanto livore.

Non potendo impedire agli italiani di votarlo (per ora neppure lui si è spinto a tanto), l'ultima idea è la censura. Esatto. Sia chiaro: lo scrittore la definisce "forma disperata di opposizione all'orrore". Ma è un gioco di parole, tipico di chi non vuol chiamare le cose col proprio nome. Caro Saviano, meglio dare "pane al pane e vino al vino".

L'obiettivo finale è semplice: costringere Salvini a "parlare di politica nell'esercizio del suo ruolo chiave di ministro dell'Interno". In che modo? "Propongo come provocazione intellettuale e grido di dolore a chi informa - scrive Saviano - di accettare una forma di obiezione di coscienza, non dando notizia e non commentando le affermazioni più gravi di Matteo Salvini, quelle contrarie ai principi della nostra Carta costituzionale, che ha nel proprio nucleo centrale la tutela dell'Uomo". Insomma, i media non dovrebbero più "continuare a parlare" dei "tweet da teatro" del segretario del Carroccio. Censura selettiva.

Inutile nascondersi dietro un dito. La comunicazione di Salvini è vincente. Fatta di post semplici, frasi ad effetto, contenuto sempre all'ordine del giorno. "Ha l'italica furbizia del vendere ciò che il cliente vuole, anche se non possiede il prodotto", dice Saviano. Ammesso (e non concesso) che sia vero, può questo diventare motivo di censura?

La risposta è "no". Ma Saviano, che per chiunque altro si strapperebbe i capelli pur di non togliergli la parola, è disposto contro la Lega a derogare alle più basilari regole di ogni democrazia liberale. Il "brigone" Salvini parrà allo scrittore pure un "baro", ma è stato votato per mettere in pratica ciò che ha predicato in campagna elettorale.

Che questo piaccia oppure no agli intellettuali progressisti.

Ps: stupisce il fatto che Saviano, pur comprendendo che il ministro "più subisce opposizione più riceve carburante", si ostini comunque ad attaccarlo. Alla fine la "censura" gli si ritorcerà contro.

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