L'ultima sfida tra potenze? È sull'intelligenza artificiale

Dopo "ChatGPT" di Open AI e "Bard" di Google, ecco da Pechino "Ernie Bot". In gioco il futuro (e tanti soldi...)

L'ultima sfida tra potenze? È sull'intelligenza artificiale

L'umanità in fondo ha sempre avuto bisogno di un Dio per spiegare in qualche modo la sua esistenza, e allora per secoli l'ha immaginato, gli ha dato un volto e una storia, lo ha voluto benevolo anche a volte iracondo, ma soprattutto lo ha sempre usato per i suoi perché, e quindi Dio doveva essere per forza onnisciente. Poi però è arrivato Google.

L'umanità ora ha deciso che neppure questo basta a trovare le risposte, fosse anche solo perché - essendo frutto di mente molto terrena - spesso sono sbagliate. Ed ecco allora che la religione applicata alla tecnologia ha prodotto un nuovo feticcio, l'intelligenza artificiale, che secondo il padre della teoria dell'informazione Claude Shannon, «non è altro che la versione definitiva di Google». Appunto lo stesso motivo per cui Google ora sta cercando di farsela amica. La battaglia sul campo dei cervelli tutti chip e velocità è dunque furiosamente in corso, ed è notizia recente dell'arrivo di ChatGPT, il programma messo a punto da Open AI (sì, c'entra Elon Musk) sul quale Microsoft ha puntato il suo cip, non quello in silicio ma quello rappresentato da una scommessa di 3 miliardi di dollari. Pronta a diventare da 10. ChatGPT risponde a domande di ormai 100 milioni di iscritti, ma - come ha dimostrato recentemente il Prof. Marco Camisani Calzolari al Giornale -, non è che poi sia così smart: a volte dice quando non dovrebbe (basta porre una questione al contrario), ma soprattutto mette insieme pezzi di notizie raccolte su internet, senza ovviamente verificarne la fonte o l'esattezza. Certo: lo fa a una velocità attuale stimata di circa 415 trilioni di operazioni al secondo. Ma non è per entrare nel Guinness dei Primati che è stata creata.

Per carità, insomma: tutto si può migliorare. E poi non è una caso che altri big del mondo tech abbiano reagito a Microsoft, annunciando l'arrivo di nuovi cervelloni. Lo ha fatto appunto lunedì Sundai Pichar di Google presentando Bard, colui (ma perché non colei?) che potrà «combinare l'ampiezza della conoscenza mondiale con l' intelligenza, la potenza e la creatività dei nostri grandi modelli linguistici. Bard utilizza le informazioni presenti sul Web per fornire risposte aggiornate e di alta qualità. E può essere uno strumento per la creatività e un trampolino di lancio per la curiosità». Un tuffo deve il mare del web è più blu, dunque, nel quale arriverà (notizia di ieri) anche Ernie Bot della cinese Baidu. «In data non precisata», perché da quelle parti neanche una mente positronica riuscirebbe a farsi dare una notizia certa. Mentre Facebook intanto ci ha provato con Galactica, un software dedicato alla scienza che però si è dimostrato bel poco scientifico. E pure razzista, pare.

Alla fine in ogni caso, l'Ultima Domanda (al proposito si consiglia la lettura dell'omonimo racconto di Isaac Asimov) è in fondo molto antica: cui prodest? Visto che Microsoft vuole riappropriarsi del dominio sul fruttuoso mercato dei motori di ricerca, Google lo vuole difendere a spada tratta e Baidu ha i suoi piani quinquennali, vuoi vedere che una tecnologia che indubbiamente potrebbe portare progresso e benessere finisce per essere la solita guerra tra giganti? In definitiva: la mente umana può inventare tante cose meravigliose e quella artificiale può

meravigliosamente fare tutto più veloce. Nel mezzo però finisce sempre per essere una questione di soldi. E che si chiami ChatGPT, Bard o Ernie Bot, il nuovo Dio è sempre uno e trino. Ma soprattutto, come Storia insegna, molto quattrino.

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