
C'è chi non cela l'arrabbiatura e avverte senza giri di parole che con lui bisogna ancora fare i conti, come Vincenzo De Luca. E chi mantiene l'aplomb e pensa al futuro (c'è chi lo vede ministro e chi presidente di Enel, Eni o Fincantieri) come Luca Zaia, pur masticando amaro.
Di certo, però, la sentenza della Consulta che boccia il terzo mandato fa contenti i capi-partito, che ora - tolti di mezzo due governatori ingombranti - hanno mano libera nella scelta dei candidati. La più giuliva è Elly Schlein, che non vedeva l'ora di poter regalare la Campania a Giuseppe Conte, con un bel fiocco, in cambio del suo agognato appoggio nelle altre Regioni che andranno al voto. La segretaria dem ora punta a far terra bruciata attorno al presidente campano, per disinnescarne la reazione e impedire che presenti una sua lista, togliendo voti al Pd: lunedì approderanno a Napoli gli inviati di Schlein, il dinamico duo Taruffi&Baruffi (artefice di notevoli exploit elettorali sul territorio, dalla Basilicata alla Liguria), per arruolare colonnelli e portavoti di De Luca, con la promessa di candidature e incarichi. Intanto è alla ricerca di un nome per il Veneto, più di rappresentanza che di sostanza viste le scarse possibilità di elezione. Nessun dirigente politico di rilievo, dal veneziano Martella al vicentino Possamai, vuol bruciarsi nel dopo Zaia, e si cerca il solito volto noto della «società civile» da sacrificare. Ecco quindi che trapela l'indiscrezione sulla scienziata vip Antonella Viola, diventata star tv durante la pandemia per il volto assai telegenico e le capacità divulgative. Ma certo, almeno in Veneto, Viola partirebbe con l'handicap per le sue osservazioni sui micidiali pericoli dell'alcol: «È cancerogeno: su mille donne che bevono una bottiglia di vino a settimana, 14 svilupperanno un tumore». Non proprio un lasciapassare fortissimo, tra le vigne venete.
In Campania la vulgata dà per scontato l'accordo tra Elly e Giuseppi su Roberto Fico, ex presidente della Camera grillino - ora disoccupato - ricordato solo per la tesi di laurea sui cantanti neomelodici partenopei e per la sceneggiata del bus che lo portava a Montecitorio (il primo giorno di scuola, poi passò subito all'auto blindata). De Luca lo avversa ferocemente: è a Fico che pensa, quando tuona che «deve governare chi ha dimostrato di saper governare e non è solo il prodotto della politica politicante». Il governatore punta semmai su Sergio Costa, ex ministro (che ieri ha pronunciato la seguente frase, che rivela quasi tutto del personaggio: «Non è questione di candidarsi, ma di essere candidati. Cambia la prospettiva»). Non che Costa al governo abbia brillato - del resto è pur sempre un 5Stelle - ma agli occhi di De Luca ha il pregio di aver instaurato un rapporto piuttosto ossequioso con lui, nella speranza di esserne sponsorizzato. E ai vertici del Pd c'è chi confida che Costa potrebbe spuntarla: non tanto per De Luca o per i meriti dell'ex ministro, quanto per i demeriti di Fico: «Conte avrà una sola Regione, e non può permettersi un candidato debole che perde voti». A meno che l'ex premier non riesca a coronare il suo sogno e a ottenere un sì dal candidato che sognerebbe, ossia il super-magistrato Raffaele Cantone. Anche perché l'eredità di De Luca, al di là del giudizio sul personaggio, è ingombrante e lui la fa pesare: «C'è qualcuno che pensa che siano stati risolti i problemi. Credo che non abbia capito che i problemi cominciano adesso»
L'unico sereno, tra i governatori uscenti, è il friulano Massimiliano Fedriga: la sua regione, a Statuto speciale, è esentata dalla sentenza della Consulta contro il terzo mandato. E lui ammette: «Mi piace fare il presidente».
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