Berlino Partiamo dai fiori: lei ha deposto una corona ai piedi della tomba del milite ignoto a Mosca, lui invece le ha porto un mazzo di rose rosa. Vladimir Putin ha ricevuto Angela Mekel in visita al Cremlino per l'ultima volta nella sua veste di cancelliera tedesca.
I due si conoscono benissimo: Merkel è alla sua sedicesima missione in Russia da quando ha iniziato a guidare la Germania 16 anni fa e la comprensione fra i due non conosce ostacoli linguistici. Lui parla il tedesco, lingua appresa a Dresda fra il 1985 e il 1990, quando il giovane Vladimir Vladimirovic lavorava nella città sassone come agente del Kgb, mentre lei conosce benissimo la lingua di Lev Tolstoj, sua vera passione sin dai tempi del liceo nella Germania Est. Da bravo padrone di casa, il presidente russo ha riservato solo omaggi alla leader tedesca, definita un'importante leader europea e globale. «Saremo sempre lieti di vedere Angela Merkel in Russia quale ospite gradita», ha ripetuto due volte.
Il capo del Cremlino ha ricordato che la Germania è uno dei principali partner della Federazione Russa con scambi in crescita costante nonostante la crisi economica. La crisi, e le sanzioni occidentali anti-russe che Putin si è ben guardato dal menzionare. Anzi: «Spero che dopo le elezioni e il cambio di governo in Germania, questa tendenza continui», ha aggiunto Putin, che con la cancelliera ha anche discusso della situazione in Siria e Libia.
In tema di Afghanistan, la Merkel ha chiesto a Putin di usare la sua influenza sui talebani per agevolare l'uscita di scena dei tedeschi e dei loro collaboratori dal Paese. I due leader hanno parlato anche del Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto russo-tedesco in fase di completamento. Il presidente russo ha ricordato che mancano 15 chilometri alla messa a punto della pipeline che attraversa il Mar Baltico e che Mosca «adempirà ai suoi obblighi derivanti dal contratto di transito» anche dopo l'uscita di scena della Merkel. Un quadro in apparenza idilliaco se non fosse che Russia e Germania sono in rotta di collisione da almeno sette anni. Da quando cioè l'Orso russo si è prima annesso la Crimea strappandola all'Ucraina con una zampata e poi ha cominciato a sostenere i separatisti russi nella regione ucraina del Dombass. E se la Merkel in conferenza stampa ha esordito con un affettuoso «caro Vladimir», la cancelleria ha poi elencato le non poche differenze fra i rispettivi governi.
La Merkel ha definito «inaccettabile» la sentenza inflitta all'oppositore russo Aleksej Na-valnyj e «io ho chiesto il suo rilascio». Quindi ha condannato l'uso delle persone come «arma ibrida», riferendosi al flusso di migranti che il governo bielorusso, sostenuto solo dal Cremlino, ha lasciato passare in tempi recenti verso Lettonia e Lituania.
La questione ucraina è però quella dirimente. Se i colloqui bilaterali si sono svolti «in un'atmosfera costruttiva e professionale» come ricordato da Putin, la Merkel ha anche scandito: «Lavorerò fino al mio ultimo giorno da cancelliera affinchè l'integrità territoriale dell'Ucraina possa essere garantita».
Ricordando che sul confine orientale dell'Ucraina «i soldati continuano a morire», la leader tedesca ha proposto di rilanciare il formato Normandia (colloqui a quattro fra Berlino, Parigi, Mosca e Kiev) con il quale «non abbiamo raggiunto gli obiettivi che volevamo, ma questo è il formato che abbiamo». Putin non si è detto contrario: è dunque possibile che i due leader tornino a incontrarsi, ma senza mazzi di fiori, una volta ancora.
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