L'ultimo giorno di Biden: grazia parenti e anti-Donald

L'ordine preventivo: "Sono oggetto di attacchi e minacce". Scudo anche per Fauci, Milley, Liz Cheney e la commissione sul 6 gennaio

L'ultimo giorno di Biden: grazia parenti e anti-Donald
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Luci e ombre nell'ultima giornata da presidente di Joe Biden. La luce è venuta dal decoro istituzionale con il quale il presidente uscente ha voluto accogliere l'arrivo del suo predecessore-successore. Le ombre sono venute dall'ondata di perdoni preventivi concessi all'ultimo minuto ad una serie di nomi eccellenti e a tutti i membri della sua famiglia (dopo quella al figlio Hunter), per metterli al riparo dall'eventuale rappresaglia di Trump. Un pericolo che era stato escluso dalla nuova ministra della Giustizia Pam Bondi, che ha assicurato che «non ci saranno liste nere di nemici» nel suo dipartimento. Torniamo alle luci, alla cortesia con la quale Biden è uscito di scena. Come da tradizione, ha lasciato sulla scrivania dello Studio Ovale una lettera per il suo successore Trump. Una consuetudine alla quale quattro anni fa non si era sottratto nemmeno Trump, che pure aveva disertato il giuramento del rivale. Una lettera «molto generosa», la descrisse Biden, senza però rivelarne il contenuto. Poi, prima della cerimonia di insediamento, il té alla Casa Bianca offerto alla nuova coppia presidenziale, Donald e Melania. «Il mio messaggio oggi? Gioia!». Ha detto Biden ai giornalisti, mentre sulla soglia, insieme alla moglie Jill, attendeva il nuovo presidente e la nuova first lady. Certo, i sorrisi tirati (in particolare di Jill) e le strette di mano educate, ma non particolarmente calorose celavano la tensione del momento. Poi, dopo il té, il viaggio insieme sulla stessa limousine presidenziale verso il Campidoglio, dove si sarebbe chiusa definitivamente la presidenza Biden e sarebbe iniziata la nuova presidenza Trump. Queste le luci dell'ultima giornata di Biden da presidente, dopo che nel suo discorso di commiato alla nazione, senza mai citare per nome il suo successore e i suoi alleati, aveva messo in guardia gli americani dai rischi di «abusi di potere» sostenuti dalla «disinformazione» e dal sostegno pluri miliardario di una nuova «oligarchia tecnologico-industriale». Le ombre, dicevamo. Il primo annuncio è giunto nella mattina di lunedì, mentre la liturgia dell'Inauguration Day si metteva in moto. Biden concedeva il perdono «pieno e incondizionale» all'ex zar anti-Covid Anthony Fauci, al generale Mark Milley, ex capo degli Stati Maggiori Riuniti, all'ex deputata repubblicana Liz Cheney e con lei ad altri membri della Commissione 6 gennaio. Uno scudo che appare eccessivo e rischia di politicizzare ulteriormente personaggi con i quali Trump si è scontrato in passato, ma che da tempo non vengono più nominati nei suoi discorsi. Poi, a cerimonia di insediamento in corso, dopo la grazia al figlio Hunter delle scorse settimane, l'annuncio del perdono presidenziale ai restanti membri della sua famiglia, i fratelli James e Frank e la sorella Valerie, insieme ai loro coniugi. In passato, vennero presi di mira dai Repubblicani per presunti affari compiuti all'ombra dell'allora vicepresidente. «Sfortunatamente, non ho motivo di credere che questi attacchi finiranno», ha spiegato Biden in un comunicato. E ancora: «Lascio l'incarico ma non la lotta, c'è ancora molto da fare.

Servire come vostro presidente è stato l'onore della mia vita, orgoglioso di questi 4 anni». Ma anche qui il rischio è di riproporre uno scontro politico sconfinato troppe volte negli attacchi personali, rimandando la pacificazione di cui l'America ha ora bisogno.

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