Strano ma vero, adesso a estrarre dal cilindro la famigerata «ipotesi Amato» è il M5s. Lo stesso Movimento che a settembre del 2013, quando Giuliano Amato veniva nominato giudice della Corte Costituzionale, reagiva con sdegno per la scelta di quello che Riccardo Fraccaro all'epoca definiva «ex tesoriere di Craxi e pensionato d'oro, giudice della Corte Costituzionale ad insaputa della Costituzione». Più duro Carlo Sibilia, ora iper governista sottosegretario all'Interno. Per Sibilia Amato rappresentava «lo schifo, il disgusto, l'indecenza, l'obbrobrio, l'orrore, il ribrezzo perpetrato negli anni dalla Casta politica italiana». Anche per questo sorprende l'indiscrezione che circola da dopo il vertice a tema Quirinale tra Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza. Il ragionamento dello stato maggiore pentastellato segue la logica secondo cui proprio la candidatura di Amato avrebbe solide chances di mettere d'accordo i partiti. Dal centrodestra al centrosinistra. Evitando così - ed è ciò che più preme a Conte e ai suoi - la conta imprevedibile dalla quarta votazione in poi. Con il rischio concreto di una pattuglia di franchi tiratori a Cinque Stelle pronti a votare Silvio Berlusconi. I sostenitori di Amato, inoltre, pensano che la soluzione ricalcherebbe il modello Mattarella: un giudice della Consulta che diventa Capo dello Stato, garanzia di imparzialità ed equilibrio. Se non venisse eletto presidente della Repubblica, l'ex socialista a partire dal 29 gennaio prossimo diventerebbe il nuovo presidente della Corte Costituzionale fino a settembre del 2022.
Un profilo sicuramente più bipartisan rispetto ad Anna Finocchiaro, un altro nome evocato durante l'incontro a tre di martedì sera tra i leader del centrosinistra. «La Finocchiaro sarebbe una candidatura di bandiera, è una strategia fallimentare», sospirano perplessi dal M5s. In un'ipotetica sfida tra l'ex magistrato e Berlusconi non è scontato che tutti i grillini votino per Finocchiaro. Allo stesso tempo, Conte deve evitare che Draghi salga al Quirinale, innescando un'inevitabile fase di incertezza che i parlamentari del Movimento vogliono scongiurare a tutti i costi. «Dopo il Quirinale scoppia tutto», dice infatti una fonte pentastellata a proposito dello spettro di un big bang interno nel voto sul prossimo presidente della Repubblica. La missione, dunque, è un accordo largo nelle prime votazioni. E, paradossalmente, Amato potrebbe fare al caso dei Cinque Stelle, perché è considerato una carta su cui non ci sarebbe un'ostilità dichiarata da parte del centrodestra. Amato, si riflette nei conciliaboli, nel 2015 era la figura su cui si sarebbe potuta trovare l'intesa tra il centrosinistra e Berlusconi. Scenario poi naufragato per la contrarietà di Matteo Renzi all'approdo al Colle dell'attuale vicepresidente della Consulta. Di sicuro la tentazione del M5s è indice di un caos interno difficile da governare. Dai gruppi di Camera e Senato continuano ad arrivare a Conte segnali preoccupanti.
Un parlamentare, annoverabile tra i big grillini, boccia senza appello la strategia del leader sul Quirinale: «La strada di Conte sul Colle porta al suicidio assistito». E Amato potrebbe essere l'ultima spiaggia per salvare il M5s.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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