«I popoli europei vogliono un'Europa unita e non divisa» ha detto ieri Alexis Tsipras, idealmente appeso con una sola mano all'ultimo sperone del continente e penzolante nel vuoto. Come a dire che nessun popolo vorrebbe cacciare i greci dall'Europa. Ma sarà vero? Il punto è che non lo sappiamo. Perché questa Europa non è stata costruita dagli europei, bensì dai loro governanti nella sicumera di sapere come si facesse. Ma domenica scorsa, in Grecia, è stato chiesto al popolo di accettare o meno una serie di riforme chieste dall'Unione europea in cambio del terzo piano di aiuti economici in cinque anni. E il 62% ha detto no. Ebbene ieri, dopo una difficile settimana di trattative, l'Eurogruppo (i ministri del Tesoro della zona euro) ha proposto a Tsipras un piano ben peggiore di quello bocciato domenica scorsa: in tre giorni - entro mercoledì - va approvata (da Governo e Parlamento) la riforma delle pensioni; quella delle imposte; quella del lavoro (con licenziamenti collettivi e nuova contrattazione); il piano delle privatizzazioni (che, per essere più sicure, andranno garantite con un fondo in cui far confluire 50 miliardi di beni greci, da domiciliare però in Lussemburgo). Infine, meglio ancora se la cosiddetta Troika torna ad Atene. Ma allora quel referendum a cosa è servito?
A noi pare che la sua funzione sia stata quella di indicare all'Europa che una nazione non è proprio come una società per azioni. Certo: se ci sono dei debiti vanno pagati. Ma è anche lecito domandarsi quale sia la strada migliore, anche per il creditore, di vederseli onorati. Specialmente se si vive tutti nella stessa collettività. L'impressione che invece si ha dopo questa settimana è che a questa Unione europea - dissoltasi di fronte alla crisi dell'euro e ora guidata dalla Germania - poco importa della determinazione del popolo greco; e pure di quella degli altri popoli a cui i greci devono restituire circa 300 miliardi. Quello che sta a cuore alla Ue di Angela Merkel è imporre la propria politica. Dare, quando serve, anche una lezione su come si deve votare.
E provvedere a correggere l'errore se qualcuno, a destra o a sinistra, sbaglia. Si impone così la propria visione economico-culturale dell'Europa e del mondo intero.Forse anche fino a mettere in discussione l'autodeterminazione dei popoli.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.