M5s blocca il dl Aiuti e infiamma l'Aula. "Fermano 16 miliardi"

Ricatto grillino: non vogliono la fiducia. La Lega insofferente: "È inaccettabile"

M5s blocca il dl Aiuti e infiamma l'Aula. "Fermano 16 miliardi"

Da un lato i mal di pancia della Lega, dall'altro le coliche dei grilllin-contiani: basta che il premier Draghi si allontani qualche ora dall'Italia per far esplodere le opposte nevrosi della sua maggioranza.

Quel che rimane dei Cinque Stelle ha il problema di come uscire dal cul de sac in cui li ha infilati Conte, che oggi deve incontrare Draghi e inventarsi qualche fibrillazione e attribuirsi qualche grande «successo» per spiegare perché non uscirà dal governo, come alcuni tra i suoi vorrebbero. Così i grillini alla Camera imbastiscono un ostruzionismo d'aula, bloccando il Decreto Aiuti (16,5 miliardi per famiglie e imprese) che scade il prossimo 16 luglio, agitando la bandierina del «no» al futuro termovalorizzatore di Roma, mentre la Capitale soffoca sotto l'immondizia. E fanno girare la voce che Draghi non metterà la fiducia, che li costringerebbe a dire sì anche all'articolo che prevede di dare soluzione agli annosi problemi dello smaltimento rifiuti. Sottotraccia, intanto, chiedono al governo un «contentino» sul loro amato Superbonus (eliminare la responsabilità in solido delle banche per la cessione di crediti irregolari) da sbandierare per poter dire sì. Da Palazzo Chigi replicano: «Se trovate un accordo in maggioranza, ok».

L'accordo non si trova, la proposta grillina è pasticciata e Lega e Fi sono contrari, mentre il governo fa notare che non ci sono le coperture. Il Pd fa da sponda a Conte contro la fiducia, per il terrore che quello - sentendosi spalle al muro - strappi, come minaccia in confuse telefonate ai vertici dem: «Se si mette la fiducia, costringendoli al prendere o lasciare, gli si dà il pretesto per uscire e il governo salta, e pure la legislatura», dice ai suoi Dario Franceschini. Dopo ore di trattativa senza uscita, il ministro grillino D'Incà (in teoria incaricato della mediazione) si incarta, e chiede all'aula di rinviare, prima di qualche ora e poi a oggi: «Non riesco a farmi rispondere al telefono da Draghi», si giustifica con chi gli sta intorno e lo guarda incredulo, sospettando che il suo sia solo un tentativo di guadagnar tempo per salvare la faccia a Conte. In aula esplode la bagarre, con l'opposizione di Fdi che tuona: «Conte fa le sue guerre interne utilizzando il Parlamento come strumento di ritorsione, è ora di farla finita con questa maggioranza».

Gli altri partiti di maggioranza (Lega, Fi, renziani e anche i dimaiani) fanno muro contro i «ricatti» grillini: «Concedergli la non-fiducia sarebbe un grave precedente», è il messaggio. Indirizzato anche a Pd e Leu, che cercano di dar manforte al M5s alle corde. «A noi certi favoritismi non sono mai stati concessi, si aprirebbe una questione politica grave», fanno sapere dal Carroccio. «Non è accettabile che M5s faccia casino per il termovalorizzatore bloccando il decreto che dà sostegno contro bollette e inflazione. Siamo responsabili, ma non fessi», incalza il capogruppo Romeo. Matteo Salvini convoca i suoi parlamentari e fa trapelare il malessere leghista: «Siamo increduli per lo spettacolo offerto dal centrosinistra, che per i suoi litigi interni blocca il Dl aiuti», mentre fa «gravissime provocazioni» come la proposta sulla legalizzazione della cannabis: «Se insistono, non faremo sconti». Gli replica la capogruppo Pd Serracchiani: «Nessun attrito tra Pd e M5s, se si può migliorare il Superbonus siamo favorevoli».

La capogruppo di Fi Bernini invita alla responsabilità chi «mette il governo in difficoltà alimentando le fibrillazioni, mentre il premier è impegnato in un importante vertice ad Ankara». Nella notte proseguono le risse e le mediazioni, nell'attesa che oggi Draghi metta la fiducia.

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