Il M5s finisce in tribunale. E un avvocato sardo adesso comanda i grillini

Demurtas nominato curatore speciale: "In caso di consultazioni salirei io al Colle"

Il M5s finisce in tribunale. E un avvocato sardo adesso comanda i grillini

La scena è esilarante, anche se chi segue la vicenda assicura che si tratta di una iperbole. Che però rende bene la situazione paradossale in cui si trova il M5s. Ed ecco il quadretto. Siamo al Quirinale, in un immaginario giro di consultazioni con i leader dei vari partiti. Di fronte al presidente della Repubblica c'è un avvocato cagliaritano esperto in recupero crediti. Si chiama Silvio Demurtas ed è il curatore speciale del M5s. «Io sono il rappresentante legale del Movimento 5 Stelle - dice Demurtas entusiasta all'Adnkronos - in teoria se ci fossero le consultazioni io potrei salire al Quirinale da Mattarella». Non sarebbe la prima impresa del giurista sardo. Che sul suo sito lucida l'argenteria: «Tempo fa riuscii a far condannare alle spese legali anche un Pm (caso unico nella storia italiana, dal 1861 ad oggi!)» Lunedì, sulla scrivania di un altro Pm, è arrivata la notifica della nomina di Demurtas come curatore speciale del M5s. Adesso il magistrato dovrebbe sollecitare il Garante Beppe Grillo a convocare le consultazioni online per la nomina del Comitato Direttivo del M5s, l'organo collegiale votato dagli iscritti grillini il 17 febbraio scorso su Rousseau. Organo collegiale introdotto dagli Stati Generali del Movimento.

La storia surreale comincia il 24 febbraio. Quando il Tribunale civile di Cagliari attesta che i Cinque Stelle non hanno un legale rappresentante. Decisione che arriva come conseguenza del ricorso della consigliera regionale sarda Carla Cuccu contro la sua espulsione. Cuccu infatti non sapeva chi citare in giudizio, dopo la modifica dello Statuto e l'archiviazione della figura del capo politico per far posto all'organo collegiale. «Ora il Pm di Cagliari deve, non può, obbligare Grillo a convocare una votazione per eleggere il comitato direttivo», assicura al Giornale una fonte che conosce il dossier. In tal caso sarebbero guai grossi per il leader in pectore Giuseppe Conte. Perché, una volta insediato il direttorio alla guida del M5s, potrebbe accadere di tutto. Di fatto sarebbe bloccata la rifondazione dell'ex premier. E, in teoria, i nuovi membri del comitato potrebbero impedire l'insediamento di Conte a capo del M5s. Dato che l'avvocato ancora non è nemmeno iscritto ai Cinque Stelle. La tensione è alta nel Movimento. Anche se non c'è una tempistica precisa che incalza la Procura del capoluogo sardo. Sta di fatto, però, che il magistrato prima o poi dovrà procedere. E chiedere a Grillo di far votare l'organo collegiale.

«È un guaio, un pasticcio. Non hanno idea del ginepraio giuridico nel quale si sono infilati», conferma Demurtas. «Questo potrebbe rappresentare un problema per Conte», aggiunge il curatore. Infatti non manca chi tira in ballo presunte «manine» interne ai pentastellati, che nelle settimane scorse avrebbero parlato dell'eventualità di un blitz per indire una votazione sul comitato direttivo. Con l'obiettivo di detronizzare Conte ancora prima di farlo insediare.

Intanto arriva la notizia che la commissione contenziosa del Senato ha respinto il ricorso degli espulsi dopo il no alla fiducia a Mario Draghi. Ma il loro avvocato, Daniele Granara, vuole andare avanti. «Se sarà il caso, solleveremo conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale», dice.

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