Il Movimento 5 stelle rinnega il proprio dl Dignità e si spacca per l'ennesima volta. È l'effetto di un emendamento al dl Sostegni presentato da due senatori pentastellati, Emiliano Fenu e Gianmauro Dall'Olio, che elimina strutturalmente l'obbligo di indicare la causale nei casi di rinnovo dei contratti a termine come previsto proprio dal decreto firmato da Luigi Di Maio tre anni fa. Il decreto varato dal governo Draghi prevede la proroga di contratti a termine senza causali fino a fine anno, con una sola proroga o un rinnovo acausale fino a 12 mesi e nel rispetto del limite di durata massima del rapporto di 24 mesi, ma senza tenere conto delle proroghe o dei rinnovi intervenuti precedentemente. L'emendamento prevede lo stop definitivo alla causale in caso di rinnovo o proroga. Una sortita che ha indispettito il presidente della commissione Lavoro del Senato, la grillina Susy Matrisciano. «Non è cancellando le causali o puntando su una ulteriore flessibilità che si aiutano le aziende a ripartire», ha commentato ribadendo «ferma contrarietà a qualunque tentativo di riportare il Paese verso la precarietà del lavoro». Parole che preannunciano nuove tensioni nel Movimento e sulle quali Giuseppe Conte sarà chiamato nuovamente a mediare.
Per quanto riguarda il dl Sostegni, sono stati presentati 2.852 emendamenti presentati nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Da FI è arrivata la quota maggiore (677), seguita da FdI (475) e Pd (449). Le votazioni sulle proposte «segnalate», che dovrebbero attestarsi intorno alle 500, non inizierà prima della prossima settimana e il provvedimento dovrebbe andare in Aula non prima di inizio maggio, dopo gli adempimenti legati a Def, scostamento e Pnrr. L'orientamento della maggioranza è quello di introdurre le modifiche in Senato, senza ulteriori cambiamenti alla Camera.
«I nostri emendamenti - aggiunge - sono stati elaborati per sostenere le filiere che hanno sofferto più di altre: turismo, sport, ambulanti, servizi, scuole paritarie», ha sottolineato Massimo Ferro (Fi). Tra le proposte di Forza Italia emerge, inoltre, la richiesta di posticipare di un anno l'entrata in vigore del nuovo Codice delle crisi d'impresa al primo settembre 2022. M5s ha chiesto l'introduzione di un contributo minimo a fondo perduto per chi opera nel settore degli eventi e ha proposto ristori pari al 10% del fatturato medio mensile perso anche alle imprese con fatturato tra 10 e 50 milioni di euro, finora escluse. Il Pd si è concentrato sull'azzeramento della Tosap e della rata Imu di giugno «prevedendo un credito d'imposta per il settore del turismo».
La Lega, infine, punta sulla proroga del credito d'imposta per investimenti nelle Regioni colpite dagli eventi sismici. Matteo Salvini, invece, propone di istituire un fondo da 10 milioni per pagare gli assegni di mantenimento per papà e mamme separati e divorziati, in difficoltà col lavoro per il Covid.
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