I luoghi preferiti sono le grandi capitali, i bersagli più ricercati i luoghi di ritrovo degli occidentali, l'obbiettivo finale è l'egemonia del terrore. La strage all'Hotel Splendid nella capitale del Burkina Faso è solo l'ennesimo atto della faida tra la vecchia Al Qaida e i nipotini dello Stato Islamico. In palio, oltre al monopolio della paura e dell'orrore, c'è tutto quel che rende potente un gruppo terrorista, dal controllo delle risorse economiche alla capacità di conquistare cuori e menti della platea jihadista. Il meccanismo della faida emerge dal rapporto causa effetto tra alcuni recenti attacchi dell'Isis e quelli rivendicati subito dopo da Al Qaida Maghreb, la cellula nordafricana del gruppo fondato da Bin Laden.
L'attacco all'Hotel Splendid di Ouagadougou all'indomani dell'assalto allo Starbucks di Giakarta rappresenta la replica all'esordio operativo dello Stato Islamico in un Sud Est asiatico monopolio, dall'11 settembre in poi, dei gruppi alqaidisti. E la strage al Blu Radisson Hotel in Mali, firmata da Al Qaida Maghreb il 20 novembre, segue di una sola settimana quei massacri parigini del 13 novembre con cui il Califfato dimostra di poter colpire al cuore l'Europa. Il motivo per cui l'iniziativa della risposta è sempre affidata ad Al Qaida Maghreb è abbastanza evidente. Il Sahel e l'Africa nord occidentale oltre a rappresentare il principale terreno di scontro tra le due organizzazioni sono oggi la principale piazza di reclutamento e finanziamento. Gli oltre tremila militanti reclutati dallo Stato Islamico in Tunisia fanno capire come l'Isis rappresenti, agli occhi di Al Qaida, una pericolosa idrovora capace di risucchiare non soltanto militanti e aree di consenso, ma anche quei traffici e quelle fonti di finanziamento che fanno di Aqim una delle cellule alqaidiste più ricche. Mokhtar Belmokhtar, comandante e fondatore di Morabitun, la branca di Aqim responsabile degli attacchi al Blue Radisson e allo Splendid Hotel, deve il soprannome di Signor Marlboro alla capacità di coniugare l'attività di acclamato terrorista con quella d'inveterato contrabbandiere. I traffici di Al Qaida Maghreb e Belmokhtar vanno, però, al di là delle sigarette. Per circa 15 anni Al Qaida Maghreb è stata uno dei terminali della «rotta 10», la via aerea usata dai narcotrafficanti per far arrivare in Africa i carichi di cocaina destinati all'Europa. Durante questi tre lustri, personaggi come Belmokhtar hanno garantito il transito attraverso Senegal, Mauritania e Algeria di tonnellate di cocaina diretta verso l'Europa. Da quando nel 2014 i Boko Haram della Nigeria e alcuni capi di Aqim nel Sahel hanno dichiarato fedeltà al Califfato, il controllo di quei traffici è a rischio. Anche perché lo Stato Islamico - sfruttando le reclute tunisine, gli alleati di Boko Haram e le fazioni scissioniste di Al Qaida - è riuscita a mettere piede in Libia un paese trasformato, dopo il 2011, nell'emporio e nella retrovia di Al Qaida Maghreb. Una retrovia ed un emporio da cui - grazie alle razzie degli arsenali di Gheddafi - uscivano non solo i kalashnikov, i missili e gli esplosivi usati per lanciare quella conquista del nord del Mali, sventata solo dall'intervento francese del 2013, ma anche per avviare lucrosi baratti con i narco-guerriglieri delle Farc colombiane pronti a scambiarli con partite di cocaina del valore di milioni di dollari.
Proprio per questo la penetrazione dello Stato Islamico in Libia rappresenta una minaccia diretta a tutte le lucrose attività criminali gestite da Al Qaida nel Maghreb e nell'intera Africa Occidentale.
Per questo in Libia i principali nemici del Califfato sono quelle milizie, come le brigate Martiri di Abu Salim di Derna, considerate l'evoluzione della vecchia Al Qaida. E per questo Belmokhtar, che non a caso fa base in Libia, risponde mossa su mossa a tutte le iniziative concorrenziali del Califfato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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