Tenta di trasformare il disastro in un'occasione. Invoca l'unità nazionale. E promette una rinascita che ha il sapore di una resurrezione politica personale, dopo la quale «diventeremo migliori di quel che eravamo». Emmanuel Macron si presenta davanti alle telecamere alle 20, la stessa ora in cui avrebbe dovuto annunciare nuove riforme il giorno precedente ed è invece stato costretto ad annullare tutto a causa del disastro di Notre-Dame. «Dobbiamo usare la catastrofe per unirci» dice ai francesi, dopo che il suo partito, «fino a nuovo ordine», ha cancellato la campagna elettorale per le Europee. La promessa, ironia della sorte, ha i tempi di una legislatura: «Ricostruiremo la cattedrale entro 5 anni e sarà anche più bella».
Se a Nicolas Sarkozy toccò la grande recessione mondiale del 2008 e a François Hollande il terrorismo islamista, il mandato di Macron sarà inevitabilmente segnato dal fuoco e dalle fiamme dei gilet gialli prima e di Notre-Dame dopo. Dalla simbologia alla tempistica, il presagio è fosco. Perché il gioiello storico di Parigi ha bruciato proprio quando il presidente avrebbe dovuto rilanciare il suo quinquennato. Taglio alle tasse, una riforma costituzionale che prevede la riduzione dei parlamentari e l'introduzione di una quota proporzionale alle legislative, addio all'Ena, la scuola di pubblica amministrazione che ha sfornato gran parte della classe politica francese e poi il referendum d'iniziativa popolare (ma a livello locale) sono solo alcune delle novità che Macron avrebbe dovuto introdurre in tv e che sono trapelate ieri a Parigi. Un terremoto istituzionale con cui il presidente intende riprendere in mano il timone del Paese, ristabilire gli equilibri istituzionali e mostrarsi allo stesso tempo all'ascolto dei francesi, dopo le proteste dei jilets jaunes che dallo scorso novembre hanno messo a ferro e fuoco la capitale francese e alla fine del Gran Débat national, il dialogo aperto con i cittadini per arginare la crisi che ha scosso la presidenza. Invece no, discorso annullato. Rinviato e rovinato dalle anticipazioni di stampa. Fin troppo facile per la satira irriverente di Charlie Hebdo lanciarsi all'assalto del presidente con una copertina, anche stavolta molto contestata, che lo ritrae testa in fiamme (le torri della cattedrale) mentre con un sorriso sadico annuncia le sue riforme: «Comincio dalla struttura», dice il capo dell'Eliseo attraverso la matita del direttore Laurent Sourisseau, in arte Riss.
Perciò ventiquattrore dopo, Macron tenta di riportare gli eventi a suo favore, con qualche nota che ha il sapore autobiofrafico: «L'incendio di Notre-Dame ci ricorda che la nostra storia non si ferma mai. Ci sono sempre prove da superare. Quello che crediamo indistruttibile può essere colpito». Poi l'invito: «Ora è il momento di riprendere il filo del nostro progetto nazionale, quello che ci unisce».
Obtorto collo, la missione di Macron adesso è trasformare il disastro in una chance. Puntare alla rinascita non solo europea ma anche francese, mentre si lavora alla ricostruzione. Il rifacimento di Notre-Dame, lo slancio nazionale, la solidarietà intorno al disastro «possono essere un'occasione per tornare all'unità» conferma l'economista francese Jean-Paul Fitoussi. Qualche segnale positivo arriva dalla madre moderata dei gilet gialli, Jacline Mouraud, che parla di «ferita nel più profondo della nostra anima» e coglie l'occasione per lanciare un messaggio all'ala dura del movimento, dopo ben 22 sabati di manifestazioni: «Basta con le protesta in piazza - dice - Le persone che continuano a manifestare colpiscono anche il nostro patrimonio, come abbiamo visto quando è stato colpito l'Arco di Trionfo». Da lei, volto gentile dei gilet gialli, a quel Christophe Chalençon che fino a ieri invocava l'intervento dell'esercito in Francia, anche fra i contestatori jaunes è partita la corsa a unirsi alla raccolta fondi nazionale e internazionale per ricostruire Notre-Dame.
Ma il fronte dell'unità è fragilissimo. Paul Marra, esponente moderato dell'ala marsigliese dei gilet gialli, vede nel disastro alcuni dei mali endemici della Francia di oggi: «C'è troppo lassismo a tutti i livelli. Le cose peggiorano. Lo slancio di solidarietà intorno a Notre Dame è una cosa molto importante ma non credo che si potrà parlare di un ritorno all'unità.
L'incendio è spento. Ora vogliamo avere risposte». Molto più drastico e pessimista il duro Chalençon: «Macron vuole sfruttare questa catastrofe. Non siamo nati ieri. Ci vuole una rottura. Se non avviene, prevedo giorni neri».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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