La “maestrina” Appendino rischia il commissariamento

Il primo bilancio della Giunta Appendino è già al vaglio della Corte dei Conti con Fratelli d'Italia che attacca: "È un aborto amministrativo”

La “maestrina” Appendino rischia il commissariamento

La “maestrina” Chiara Appendino, adesso, rischia il commissariamento finanziario. Si delinea all’orizzonte una bella grana per la pentastellata sindaco di Torino: “Il bilancio di previsione 2017 del Comune di Torino, il primo interamente frutto della Giunta Appendino, è un aborto amministrativo”, accusa Fratelli d’Italia che si è fatta promotrice di un esposto alla Corte Conti nel quale chiede il commissariamento finanziario dell’amministrazione grillina, come previsto dall’art. 148-bis, comma 3 del TUEL.

Tutte le ombre sotto la lente dei giudici

“Il primo bilancio firmato dalla Appendino – sostiene la cordata di esponenti piemontesi di FdI composta da Maurizio Marrone, Augusta Montaruli e l’on. Gaetano Nastri – contiene il peggioramento di tutti gli squilibri economico-finanziari e della mancata copertura di spese, già contestati dalla Corte dei Conti alla precedente Giunta Fassino, con in aggiunta l’ombra della violazione di norme finalizzate a garantire la regolarità della gestione finanziaria”.

Le criticità rilevate dagli esponenti sono molteplici e vanno dall’utilizzo di entrate non ripetitive, tra oneri di urbanizzazione e sanzioni relative al Codice della strada a copertura di spesa corrente; alla crisi record di liquidità e all’aumento dell’indebitamento pubblico; fino ad arrivare all’assenza totale di piani di razionalizzazione della spesa e di dismissione delle partecipate comunali.

In parole semplici e comprensibili ai lettori, spiega Maurizio Marrone a Il Giornale.it, “la Appendino ha deciso di finanziare spese fisse ed importanti per la città, come contratti di servizio che garantiscono il funzionamento di semafori, impianti termici ed elettrici di tutti gli edifici pubblici, comprese le scuole, e anche l’illuminazione stradale con entrate straordinarie e difficilmente riscuotibili come i contributi dei costruttori per la moltiplicazione dei centri commerciali e l’esponenziale aumento programmato delle multe a carico degli automobilisti”. Ma non basta.

“Anche il debito record del Comune di Torino – fa eco Augusta Montaruli dall’esecutivo nazionale del partito – torna ad aumentare con nuovi mutui stipulati con le banche per decine di milioni di euro versati dai contribuenti, mentre ancora non si vede traccia tanto dei piani di abbattimento della spesa pubblica, nonostante il termine legale sia scaduto a marzo scorso, quanto del progetto di vendita delle società partecipate comunali non strategiche obbligatorio per legge entro giugno”.

Insomma, se abbiamo capito bene, il sindaco di Torino Chiara Appendino intende chiudere il bilancio cittadino da vera prestigiatrice: i soldi, sostiene Fratelli d’Italia, non ci sono ma, lei, li ha magicamente fatti comparire sulla carta.

“Dilettanti allo sbaraglio”

Ma perché invece di intervenire sui tagli di spesa improduttiva – per dirla chiara: gli sprechi – la Appendino si è ridotta a bluffare su entrate che lo stesso Collegio comunale dei revisori ha definito “assolutamente incerte”?

“Perché sono dei dilettanti allo sbaraglio”: a rispondere a Il Giornale.it, stavolta, è l’onorevole Gaetano Nastri, deputato alla Camera. “Questi amministratori improvvisati – prosegue Nastri – che hanno tradito quasi tutte le promesse elettorali e stanno portando Torino verso il definitivo dissesto economico devono essere urgentemente fermati”.

Verso il commissariamento?

Questa ipotesi si verificherebbe qualora la Corte dei Conti dovesse accogliere l’esposto, in tal caso, il bilancio del Comune verrebbe bloccato con l’inevitabile commissariamento dell’amministrazione grillina.

Anche se la risposta dell’organo di controllo potrebbe metterci dei mesi prima di arrivare, quest’episodio costituisce un precedente altamente significativo: a Torino si è infranto il mito della infallibilità di Chiara Appendino.

Infatti, sino ad ora, la pupilla di Beppe Grillo, pur non avendo brillato per meriti particolari, ha comunque sempre beneficiato del paragone con la disastrosa Virginia Raggi che, ad onor del vero, il suo bilancio l’ha già approvato da tempo.

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