Mafia Capitale, condannati Buzzi e Carminati. Ma cade l'aggravante mafiosa

Nell'aula bunker di Rebibbia la sentenza del primo maxi processo per "Mafia Capitale". Raffica di condanne 19 anni a Buzzi, 20 a Carminati e 6 a Odevaine. Ma cade l'aggravante mafiosa

Mafia Capitale, condannati Buzzi e Carminati. Ma cade l'aggravante mafiosa

Mafia Capitale senza mafia. Dopo tre ore di camera di consiglio, nell'aula bunker di Rebibbia gremita di persone (per l'occasione c'è anche il sindaco di Roma Virginia Raggi), arrivano le sentenze dei giudici della X sezione del Tribunale di Roma: Salvatore Buzzi viene condannato a 19 anni di carcere, Massimo Carminati a 20 anni e Luca Odevaine a sei anni. E ancora: Luca Gramazio viene condannato a undici ann, Mirko Coratti a sei anni e Franco Panzironi a dieci anni. Una raffica di condanne, come c'era da aspettarsi. Ma per tutti i 46 imputati del "Mondo di mezzo" viene a cadere l'aggravante dell'associazione mafiosa.

Ben 240 udienze celebrate nell'aula bunker di Rebibbia e diluite in venti mesi. Quarantasei imputati, molti dei quali accusati di associazione di stampo mafioso e ancora in carcere: da Carminati al 41 bis detenuto a Parma a Buzzi nella struttura di massima sicurezza a Tolmezzo. E ancora: 80mila intercettazioni telefoniche e ambientali trascritte, 10 milioni di carte e altri 4 milioni di pagine di brogliaccio. Sono questi alcuni numeri del maxi processo "Mafia Capitale". Tutto inizia il 2 dicembre 2014 quando scatta l'operazione dei carabinieri "Mondo di Mezzo". È la prima tranche dell'inchiesta con cui vengono arrestate 39 persone. L'accusa principale è pesantissima: associazione di tipo mafioso. Le altre contestazioni passano dall'estorsione all'usura, dalla corruzione alla turbativa d'asta, e comprendono anche le false fatturazioni, il trasferimento fraudolento di valori, e il riciclaggio. Scattano anche le perquisizioni in Regione e in Campidoglio. Il boss dell'organizzazione è Carminati. In manette anche il ras del coop Salvatore Buzzi e Luca Odevaine, componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale. Travolti dall'inchiesta anche il braccio "armato" di Carminati, Riccardo Brugia (oggi condannato a undici anni), l'ex manager dell'Enav, Fabrizio Franco Testa (oggi condannato a dodici anni), l'ex amministratore dell'Ama, Franco Panzironi, e l'ex direttore generale dell'Ama Giovanni Fiscon.

Dopo non molto arriva la seconda tranche dell'inchiesta: il 4 giugno 2015 vengono arrestate altre 44 persone. Si tratta soprattutto di imprenditori, ex assessori, consiglieri comunali. Altri 21 indagati restano a piede libero. Tra gli arrestati "eccellenti" ci sono l'ex presidente in quota Pd del consiglio comunale Mirko Coratti e Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione, accusato di avere messo le sue cariche istituzionali al servizio dell'associazione. Coinvolti anche l'assessore Daniele Ozzimo, l'ex capo dipartimento alle Politiche Sociali, Angelo Scozzafava, Franco Figurelli, il costruttore Daniele Pulcini, Andrea Tassone, il consigliere comunale Giordano Tredicine (oggi condannato a tre anni di carcere).

Oggi tutti i nodi sono venuti al pettine. Ma, rispetto alle accuse mosse dai pm, la sentenza ridisegna i reati commessi dagli imputati del "Mondo di mezzo". La decisione più significativa è stata sicuramente quella di togliere l'aggravante dell'associazione di stampo mafioso. La sentenza ha, infatti riconosciuto l'esistenza di un'associazione a delinquere semplice. Non solo. L'unico assolto è l'imputato che avrebbe garantito i legami con la 'ndrangheta. "La procura ha perso e non ci sono attenuanti sulla chiarezza e la nitidità della sentenza - ha commentato il legale di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi - abbiamo liberato Roma dalla mafia, una mafia che è stata costruita".

Dello stesso avviso Giosuè Bruno Naso, legale di Carminati: "Questa sentenza ci dice che la mafia è una cosa seria, se tutto è mafia niente poi è mafia". E, mentre Naso chiede la revoca del 41 bis per il suo assistito, il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha subito fatto sapere che ricorreranno in appello.

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